Due anni fa Hillary Clinton, prossima presidentessa degli Stati Armati d’America, affermava che:
le donne sono state sempre le principali vittime delle guerre, perché dovevano piangere i loro mariti morti
Tale idiozia non va neanche commentata, anche se tale affermazione ci da il tenore della statura mentale e morale di tale persona. Il punto è che, se una persona ad alta visibilità pubblica può oggi fare un’affermazione del genere senza essere sprofondata nel ridicolo, significa che il terreno è “fertile” per tali fandonie di genere.
In 40 anni e passa di esistenza, non mi è mai capitato di udire che “gli uomini sono le vittime principali di una guerra“, anche se da un punto di vista numerico è un’ovvietà, giacché cadono da entrambe le parti della barricata che divide i civili dai militari. Un’ovvietà peraltro facilmente dimostrabile con i dati, se non bastasse il buon senso.
Ma oggi, per l’ennesima volta, e per l’ennesima volta da persone “de Sinistra“, ho dovuto ascoltare la famigerata frase:
le principali vittime delle guerre sono le donne e i bambini
Una frase che assimila all’innocenza dei bambini la posizione “morale” delle donne. Tutti innocenti, tranne i maschi adulti.
Tale “innocentissima” frase, sottace un perentorio giudizio morale; le donne sono esenti dalle colpe di una guerra al pari dei bambini, e gli uomini adulti, morti nelle guerre, non possano godere dello stesso status di vittima, in quanto essi sono gli artefici delle guerre. Un concetto razzista, ovviamente, osceno, eppure l’unico plausibile. A meno che, ovviamente, non si possa dimostrare effettivamente che numericamente le donne e i bambini sono le principali vittime delle guerre.
No, non ci sono alternative. O le donne sono effettivamente una componente numericamente maggioritaria delle vittime, oppure la loro vita ha semplicemente un valore umano maggiore. Delle due, una.
Ed io… Lo dico? Non dovrei dirlo, lo so. Ed io … io mi sono rotto il cazzo di sentire questa oscenità. Ebbene sì, l’ho detto!
Non è solo un semplice falso. E’ un falso ripetuto ossessivamente, ed istituzionalmente. Ed è un falso inteso a far accettare socialmente il minore valore della vita di un maschio; un maschio profilato ormai come seme del male dal femminismo post sessantottino. Un maschio non titolato ad assumere il ruolo di vittima, avendo per definizione il ruolo di carnefice. Un ruolo, peraltro, scritto a chiare lettere nella Convenzione di Istanbul. Ma non divaghiamo…
A questo punto vi starete domandando: “ma magari è vero che le donne sono numericamente le principali vittime delle guerre“. Se vi ponete questa domanda è perché il processo intimidatorio verso il maschile e parimenti di vittimizzazione del femminile, vi ha ormai pervaso, sebbene sappiate benissimo dentro di voi che è una pura follia.
Ma tant’è, vi accontento, perché anche io sono un po’ San Tommaso.
Prendiamo, ad esempio, in considerazione la II Guerra Mondiale; il tributo di vite pagato dall’Italia è stato di circa 330,000 militari e 70,000 civili. Non ci è dato sapere con precisione quanti uomini e donne, ma sappiamo che la totalità dei militari (82,5%dei morti di guerra) era maschile; di conseguenza dobbiamo dedurre che tra civili e militari circa il 90% dei morti furono dei vili maschi adulti.
Qualcuno obbietterà che non dobbiamo contare i militari, come se non fossero vite umane. Un’esclusione dei militari dalla conta degli umani che significa anche escludere i bambini dalla conta delle vittime di guerra. E sì, perché qualcuno forse non lo sa, o lo ha rimosso, ma le truppe tedesche negli ultimi anni della II Guerra Mondiale ospitarono tra le loro file anche 15enni. Questi adolescenti evidentemente erano meno innocenti delle loro madri. Senza contare che in molti Paesi dell’Africa e del Sud-Est Asia l’arruolamento di bambini, è ed è stato la prassi.
In ogni caso, ammesso e non concesso di escludere i militari, come è possibile affermare che le donne siano state mai una componente maggioritaria delle vittime di guerra?
Non ci rimane che fare un salto nei nostri giorni, in cui la questione razziale, pardon moi, di genere sta tanto cara ad alcune, soprattutto alle missionarie dell’ONU. Ed infatti proprio ai dati dell’ONU farò riferimento. In particolare farò riferimento ad “UNAMA“, costola dell’UN che si “occupa” di monitorare le morti civili in Afganistan, e di promuovere azioni per salvaguardare la vita delle persone più preziose. Verificate pure quale è la componente demografica particolarmente degna di attenzione…
Ebbene, faccio riferimento al report finale sulle vittime di guerra in Afganistan (Paese in cui l’ONU ha avallato le sue missioni di Pace) del 2014, report che potete tranquillamente consultare (in inglese): “Annual Report on Protection of Civilians“. In tale report viene presentato il seguente quadro:
- A pagina 14 si documentano tra il 2009 e il 2014 17,774 morti tra i civili, di cui 3,699 nel solo 2014.
- Successivamente a pagina 27 UNAMA ci fa sapere che il 2014 ha registrato il maggiore numero di vittime civili tra le donne dal 2009; tale numero è di 298 donne morte.
- Successivamente a pagina 30 UNAMA ci fa sapere che il 2014 ha registrato il maggiore numero di vittime tra i bambini dal 2009; tale numero è di 714 bambini morti.
Innanzi tutto una precisazione: non è una mia omissione la mancanza di un dato specifico sui maschi adulti. Non esiste proprio nel report un’analisi della problematica maschile; le uniche componenti demografiche oggetto di attenzione sono quella femminile e quella infantile, in particolare la prima. Ma non voglio annoiarvi con questi dettagli androcentrico-patriarcali…
Ritornando quindi ai dati di cui sopra sono evidenti due cose:
- i bambini rappresentano il 19% delle vittime di guerra
- le donne rappresentano l’8% delle vittime di guerra
Quale sarà la componente demografica che riempe il restante 73%? Chi lo sa?
Il “bello” è che nella conta dei morti, i bambini sono più del doppio delle donne adulte. Sarà per questo che si cumulano sempre “donne e bambini”? Chi lo sa?
Ma c’è di più; se assumiamo che le vittime tra i bambini siano equamente divise tra maschietti e femminucce, ebbene arriviamo alla conclusione che le vittime maschili (bambini, giovani, adulti e vecchi) rappresentano oltre l’82% dei morti tra i civili. Se poi, per assurdo ovviamente, facessimo l’esercizio di abbinare nella conta gli uomini morti con quella dei bambini morti, arriveremmo alla quota del 92%.
Potete immaginare un titolo di giornale che tuonasse: “tra i civili, uomini e bambini rappresentano oltre il 90% dei morti!“.
Tutto ciò senza contare i militanti, i militari, insomma, la carne da macello.
Quanto sopra, solo contando i “civili”.
Mi fermo qui, e vado in chiosa.
Per voi che di fronte a questi scempi nascondete il vostro buon senso e la vostra dignità, e a voi che avete fatto della manipolazione dei dati e dell’abuso della buona fede di chi vi legge ed ascolta lo strumento per plasmare l’opinione pubblica a vostro uso e consumo, non ho che tre parole: “mi fate schifo!”