Chi è veramente il Covidiota? La tentazione è quella di inquadralo nella figura dell’idiota che non realizza l’inganno del COVID, nonostante le evidenze, perché semplicemente incapace di comprendere.
Ma in realtà la porzione di popolazione incapace di utilizzare il buon senso a tal punto da credere a questa follia è estremamente piccola. Se il “COVIDIOTA” crede all’incredibile non è per mancanza di ragione ma per eccesso di ego.
Negli ultimi vent’anni gran parte della popolazione è si è nutrita dei salotti mediatici dei “ben pensanti”, la cui icona è ben rappresentata dalle poltrone al bromuro di “Che tempo che fa”. Al contempo la nuova generazione è nata e cresciuta nella gabbia di Facebook, in cui il desiderio di affermarsi e identificarsi in un gruppo si materializza narcisisticamente nella logica del “like”. In tale contesto i “debunkers” e i “fact-checkers” hanno lo scopo precipuo di congelare le idee dominanti veicolate tramite la logica del consenso attraverso l’attribuzione del marchio di qualità dell’informazione; non si tratta di smentire l’informazione alternativa o le teorie cospirazioniste ma di dare una lusinghiera pacca virtuale sulla spalla di chi si adagia sul conformismo delle idee dominanti.
I padroni del mondo sanno che non si può inculcare una menzogna con la ragione ma con le emozioni sì; lusinga e paura.
Il COVIDIOTA deve confermare la propria opinione perché fuori della propria “comfort zone” c’è l’incertezza e l’onere di assumere responsabilità individuali. Nel mondo fatto di specchi riflessi, invece, il proprio ego è protetto dallo schermo del consenso di gruppo.
Ed è per questo che convincere con la ragione un COVIDIOTA è impossibile.
Un caro saluto.
È molto più facile ingannare la gente che convincerla che è stata ingannata….. (Mark Twain)
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