Tira una brutta aria. E non mi riferisco al virus televisivo che i media si premurano di rammentarvi perché altrimenti non sapreste neanche che esista. Mi riferisco al quadro più generale.
Provate per un momento ad astrarvi dalla cronaca e gettare sul nostro affollato Pianeta uno sguardo dall’alto, con un’ottica storica, osservando più la convergenza di fattori coerenti più che i singoli eventi (per quanto significativi).
Il contesto generale geopolitico è in fermento, con le crescenti tensioni tra super potenze. Tensioni che si fanno sempre più pressanti anche alle porte dell’Europa con le rinnovate pretese egemoniche turche sul Sud del Mediterraneo.
L’erosione perdurante da oltre 8 mesi dei diritti essenziali dei cittadini del mondo Euro-Atlantico, “giustificata” dal contenimento di un’epidemia, disegna un quadro evolutivo (o involutivo) del rapporto tra lo Stato e l’individuo. E non c’è motivo di assumere che tale percorso non prosegua per qualche altro anno.
La guerra incessante all’informazione, che con le vicissitudini di Manning, Snowden e Assange è sfociata in una vera e propria inquisizione, manifesta la necessità esiziale di impedire qualsiasi rivelazione che possa creare impedimento al corso delle cose.
In questo senso, anche il Grande Reset, il progetto megalomane che aspira a ridisegnare la società sulla pelle delle persone, più che apparire come il fine unico, il quadro generale delle cose, sembra essere la cornice di qualcosa di immanente e più grande. Il Grande Reset è un progetto megalomane, violento e rischioso e che non può muoversi sulla base di una semplice convergenza di interessi espressi all’interno di un forum economico; necessita del supporto di istituzioni multinazionali, e la NATO non può essere estranea a questo discorso.
E’ una sensazione, ma il Grande Reset, più che la ragione di ciò che accade oggi, sembra essere un progetto distruttivo abilitante di qualcosa che deve avvenire, un po’ come la crisi del ’29 fu propedeutica alla Guerra Mondiale che ne conseguì.
Tipicamente, le guerre moderne su larga scala si manifestano quando si realizzino 4 macro condizioni, e tre di queste stanno maturando.
La prima condizione, è l’autoritarismo dello Stato, che si manifesta non solo nel modo in cui agisce ma anche e soprattutto nel modo in cui parla alla popolazione; dai diritti si passa alle concessioni, dalle leggi alle ordinanze, dal rispetto della norma all’obbedienza. Questa condizione sta maturando velocemente.
La seconda condizione è la condizione di paura necessaria ad abbassare lo spirito critico della popolazione, renderla permeabile alla propaganda e compiacente verso agli abusi e gli arbitri delle istituzioni. Questa condizione si è già largamente realizzata.
La terza condizione è quella dell’impoverimento generalizzato, fattore che permette di ricondurre il cittadino ai meri bisogni immediati piuttosto che all’elevazione spirituale ed intellettuale. Questa condizione è in fase embrionale, ma ci sono ragioni per credere che accelererà.
Realizzatesi le tre condizioni di cui sopra, la guerra è ad un passo; manca infatti solo la quarta, la più semplice da realizzare, il casus belli, la motivazione di facciata per determinare gli esiti lungamente pianificati. Potrebbe esser la Cina responsabile del riscaldamento climatico, oppure la Russia oscura untrice dolosa di nuovo virus.
Spero di sbagliarmi, ma questa è la mia sensazione; sembra che si stia alzando il velo su un nuovo conflitto planetario, le cui modalità d’attuazione potrebbero essere moderne ed inusuali, ma non di meno drammatiche.
Un caro saluto.
Casus belli, non bellis. Moriremo a causa del Grande Reset, ma il latino deve sopravvivere. “Un’epidemia” con l’apostrofo, mi raccomando. A parte queste cose, ottima analisi della situazione, che è molto grave.
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Grazie, scritto ieri notte. Perdoni le leggerezze..
Comunque grazie.
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La paura come strumento di potere! Vi consiglio di guardare il documentario Hold Up, prima che lo censurino, è in Francese ma facile da capire per chi è ancirablibero di pensare.
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