Ebbene sì, siamo quasi alla vigilia del “mimosicidio”. Ennesimo giro di boa e sarà ennesimo delirio “di genere”.
“Genere”, una parola un mistero. Sinonimo di “sesso”, uomo o donna, quando fa comodo ovviamente, per parlare della differenza salariale media tra uomini e donne, il “gender gap”. Meno comoda la parola quando si dovrebbe parlare di “education gap”, di morti sul lavoro, di suicidi, di divorzi, di senza-tetto, eccetera eccetera.
Sì, una parola strana, questo “genere”. Una parola che da sinonimo di sesso, può divenire sinonimo di uno specifico sesso, quello maschile, quando si parla di violenza di genere. Che strana parola, davvero. Sinonimo sia del concetto di sesso che di una sua istanza. Come dire che la “tinta” indica il concetto di “colore” ma significa anche il “blu”. Mah!
E la stessa parola, come per magia, può anche perdere completamente significato, quando il significato binario uomo/donna diviene troppo stretto; e sì, perché allora i generi si moltiplicano, 4, 5, 6, 30. Ma i sessi no, loro rimangono in due.
Il genere sinonimo del sesso, di un sesso, o di nessun sesso. Uno e trino.
Mistero.
Perché questo genere, è impalpabile, come l’aria, c’è ma non si vede. Ma l’aria la senti quando tira vento, quando sferza la tramontana, eccome se la senti. E così pure il genere, c’è e non c’è. Dipende. E come l’aria, non lo vedi ma lo respiri. Hai voglia a trattenere il fiato, prima o poi prendi fiato e te fai una bella boccata.
Che poi daje e daje, dà alla testa questo genere. E sì, altrimenti non si spiega…
Non si spiega cosa, direte voi? Beh, forse è colpa mia, lacune di genere ovviamente, ma io ‘ste donne non le capisco proprio.
Le vedi un giorno sì e l’altro pure, a lamentarsi dell’oziosità degli uomini ad adempiere i compiti domestici, eppure disperate di trovarne uno per tutta la vita.
A sfilare la mattina con le scarpette rosse tirate a lucido per scongiurare la violenza “maschile”, e la sera in discoteca a cercare il carnefice.
A urlare la propria libertà di costumi, e poi inveire contro l’oggettificazione.
A inveire contro gli stereotipi delle favole, e a cercare per una vita il principe azzurrro.
A richiedere una paternità più attiva, e a buttar fuori i padri come fossero immondizia.
A rivendicare la supremazia accademica, e a lamentarsi di non trovare compagni adeguatamente acculturati.
A cercare il buon partito all’ultimo scoccare dell’orologio biologico, e non trovarlo…perché da tempo che è partito.
Misteri.