Fino ad oggi mi sono trattenuto dalla trattazione del tema della selezione delle varianti, perché mi sembrava un tema così ovvio che non fosse necessario aggiungere parola.
L’ha detto Luc Montagner, l’ha ribadito Geert Den Bossche, l’ha confermato Rober Malone:
La causa della selezione delle varianti è unicamente la vaccinazione di massa.
Per questo motivo non si fanno mai, per nessun motivo, vaccinazioni di massa durante una pandemia, perché s’innesca un ciclo di produzione continua di varianti. Ciò per un fenomeno chiamato “pressione selettiva“.
Quando sentii la spiegazione, mi sembrava così ovvia ed intuitiva che non potevo credere, e tuttora non posso credere, che qualcuno non possa o non voglia capirla.
Poi ieri, in un supermercato, ho sentito un radiogiornale (non so se fosse Tele STASI o Radio PRAVDA) in filodiffusione in cui secondo, il Generale Figliuolo, c’era il rischio di estensione della pandemia per via della varianti a causa dei non vaccinati.
Quando il sangue ha finito di bollire, ho deciso di buttare giù un modello matematico che dimostrasse perché le varianti sono generate dalla vaccinazione di massa, e non possono essere generate dai non vaccinati. Ecco il perché di quest’articolo; se il ridicolo messaggio radiofonico di cui sopra viene proposto tuttora, significa che le Istituzioni ritengono che ci sia ancora una parte della popolazione disposta a credere a qualcosa che non si può semplicemente qualificare come menzogna, ma semmai come l’opposto della verità.
Quanto segue è matematica, ma non ci sono formule, solo figure, e dovrebbe essere digeribile da tutti. E credo anche intuitivo. Se siete già consapevoli di come stanno le cose, questa trattazione servirà solo come conferma analitica. Se poi il meccanismo di pressione selettiva vi era rimasto po’ oscuro, penso che troverete quanto segue molto interessante.
Al solito, se le figure sono poco leggibili, zoomate oppure cliccate sull’immagine e sarà visualizzata in alta risoluzione. Consiglio vivamente la lettura da PC.
Un virus, in particolare un virus RNA, è soggetto a continue mutazioni. Per questo motivo i virioni non sono tutti uguali. Le diverse caratteristiche genetiche dei diversi virioni vengono qui definite come «espressioni genetiche» del virus. Le varie espressioni genetiche hanno differente prevalenza, cioè hanno differente carica virale (differente numero di virioni).
La caratteristica fenomenologia di un virus prevede che, in un organismo ospite, i virioni si replichino in un processo aleatorio in miliardi, se non triliardi, di copie simili ma non necessariamente identiche. Nella teoria stocastica (branca della matematica che si occupa di analizzare i fenomeni aleatori, cioè non certi) si può modellare tale distribuzione delle espressioni genetiche del virus come una distribuzione Gaussiana centrata attorno all’espressione genetica dominante (ceppo dominante). Laddove si generi un’altra espressione genetica con carica virale significativa differente dal ceppo dominante, si individua una «variante».
Nella figura sottostante [1] un virus centrato attorno all’espressione genetica dominante (ceppo originale ALFA).
Lo stesso discorso fatto per la carica virale di un virus, vale per la risposta immunitaria (puramente naturale o con vaccino). Essendo essa indotta dall’infezione, anch’essa mutua le medesime caratteristiche aleatorie e fattore di scala, e può a sua volta essere rappresentata con una distribuzione Gaussiana.

Lo scopo di un vaccino è quello di preparare in anticipo l’organismo, in modo che esso risponda più velocemente ad un agente patogeno. Ciò avviene esponendo l’organismo ad un patogeno che si pensi rispecchi il più possibile il ceppo dominante di quello naturale. Viceversa, la risposta immunitaria naturale è più lenta di quella «facilitata» dal vaccino; è per questo che per le persone a rischio o con sistema immunitario compromesso può essere raccomandata la vaccinazione. D’altra parte però la risposta immunitaria essendo puramente reattiva al virus naturale ha un’efficacia più estesa rispetto alla dinamica delle espressioni genetiche del patogeno.
In sostanza l’immunità facilitata dal vaccino è più veloce ma più specifica; quella puramente naturale è più lenta ma meno specifica. Questo è particolarmente vero per vaccini sintetici (tipo m-RNA) basati su una specifica espressione genetica (sequenziamento genetico).
Ciò si traduce in una distribuzione gaussiana della risposta immunitaria naturale più allargata rispetto a quella della risposta immunitaria con vaccino.
Questa era la parte più complessa da assimilare. Da qui in poi dovrebbe essere tutto semplice.
Per prima cosa proviamo a vedere cosa significa ciò per il singolo individuo, mettendo a confronto un individuo vaccinato con vaccino basato sul ceppo Alfa con un individuo non vaccinato (figura 4).

Assumiamo che in entrambi i casi la risposta immunitaria sia tale da ridurre la carica virale del 75% a settimana (con numeri differenti i risultati non cambiano), e vediamo cosa succede alla carica virale nell’organismo, dopo 1 settimana, dopo 2 settimane e dopo 3 settimane nell’individuo non vaccinato (figura 5) e non vaccinato (figura 6).
In sostanza il vaccino proprio per la sua natura selettiva, in particolare per vaccini sintetici che mirano ad una specifica sequenza genetica, inevitabilmente tende a creare delle espressioni genetiche prevalenti distanti dal ceppo originario (Alfa).

Ciò però, a livello individuale, non rappresenta un problema perché le gobbe di carica virale nell’individuo vaccinato, nel tempo, sono destinate ad estinguersi velocemente. Il problema si pone quando si analizzi la cosa a livello collettivo.
Vediamo ora cosa succede dopo 3 settimane a livello collettivo (con una popolazione di 10 individui), con le stesse identiche ipotesi del caso precedente, in tre differenti scenari (figura 8).

Nel primo scenario il gruppo è costituito al 100% da non vaccinati; nel secondo scenario il gruppo è costituito al 90% da non vaccinati e al 10% da vaccinati; nel terzo scenario il gruppo è costituito al 10% da non vaccinati e al 90% da vaccinati (figura 9).

Come si osserva dalla figura, nello scenario di vaccinazione di massa con il 90% della popolazione vaccinata, si osserva la creazione per pressione selettiva di due varianti.
Questo con il ceppo originario Alfa. Le cose peggiorano, e significativamente, se una variante prende il sopravvento. Immaginiamo che una delle due varianti sopra sia particolarmente contagiosa e prenda il sopravvento sul ceppo originario Alfa. Chiamiamo la variante selezionata come variante Beta.
Vediamo quindi ora cosa succede dopo 3 settimane ad un gruppo (3 individui) di vaccinati sul ceppo Alfa ed infettati dalla variante Beta confrontandoli con un gruppo (3 individui) di non vaccinati infettati dalla variante Beta (figura 10).

Dopo 3 settimane la carica virale complessiva del gruppo non vaccinato è pressoché piatta (vedi figura 11).

Dopo 3 settimane la carica virale complessiva del gruppo manifesta la selezione di un’ulteriore variante (vedi figura 12).

In sostanza la pressione selettiva sul ceppo Alfa esercitata dalla vaccinazione di massa, determina la creazione della variante Beta, che a sua volta una volta infettata una popolazione largamente vaccinata su ceppo Alfa può determinare un’ulteriore variante ancora più lontana (in termini genetici) dal ceppo originario.
La vaccinazione di massa durante una pandemia inevitabilmente genera varianti. I non vaccinati non non c’entrano nulla; semmai come chiarì Geert Den Bossche essi sono la “riserva immunitaria”, cioè quelli che servono ad attenuare l’eventuale generazione di varianti.
Capitolo chiuso.
Spero questo vi sia stato utile.
Un caro saluto