Negli anni ’50 ebbe luogo un esperimento di psicologia sociale di importanza equivalente all’esperimento Milgram. Se Milgram sondava, in modo spettacolare, i confini raggiungibili dalla cieca obbedienza all’autorità, solo in misura minore esso verificava il peso che esercitava la conformità di gruppo sulle scelte di un individuo.

L’esperimento di Solomon Asch invece segnò una pietra miliare nel verificare a che punto una persona possa conformarsi ai comportamenti e alle percezioni di un gruppo. In sostanza vagliava quanto il peso del consenso sociale (o del gruppo) influisca sulle scelte individuali.

L’esperimento di Asch fu semplice e al contempo geniale. La “cavia” dell’esperimento veniva inviata a partecipare ad un test il cui scopo ufficiale era quello di verificare le capacità “visive” delle persone. La “cavia” entrava quindi in una stanza dove trovava già delle altre persone (il gruppo) partecipanti al test. Le persone del gruppo ovviamente erano attori che dovevano recitare una parte ben precisa.

Durante il test venivano mostrate delle immagini come quella rappresentata qui sotto.

Test dell’esperimento di Asch

Il coordinatore del test mostrava su una lavagna diverse immagini (con lo schema di cui sopra) e chiedeva sequenzialmente ai partecipanti quale delle barre della sezione destra era più simile in lunghezza alla barra campione di sinistra. Nel caso dell’immagine sopra ovviamente la risposta corretta sarebbe stata la 1.

Il test doveva essere banale perché la risposta corretta avrebbe dovuto essere ovvia, lapalissiana. Ma come premesso, i membri del gruppo in cui la “cavia” veniva inserita erano degli attori con un’indicazione chiara; dare tutti la stessa risposta, ma la risposta sbagliata (nell’immagine sopra la 2 o la 3). L’esperimento coinvolse 50 cavie.

Ebbene l’esperimento mostrò che gran parte delle “cavie” finivano con il dare almeno parzialmente risposte palesemente errate pur di non divergere dal consenso del gruppo.

Il 75% delle “cavie” dimostrò di accettare di dare la risposta errata almeno per un’immagine e il 50% delle persone accettò di dare la risposta errata per oltre la metà delle immagini.

Asch ne derivò un tasso di conformità del 33%, cioè che una persona media, per pura “pressione sociale”, è disposta ad accettare pubblicamente il falso pur di non divergere dal gruppo nel 33% dei casi.

L’esperimento inoltre verificò alcuni fattori che influenzano la pressione sociale:

  • Se la “cavia” invece di dare pubblicamente la risposta davanti a tutti, poteva scriverla su un foglio non visibile agli altri membri del gruppo, la conformità scendeva dal 33% al 12,5%.
  • La conformità cresceva al crescere del numero di membri del gruppo che davano la risposta sbagliata.
  • Se anche solo un altro membro del gruppo dava la risposta corretta, il tasso di conformità crollava.

In sostanza l’esperimento mostrava, non solo che la pressione sociale è in grado di influenzare significativamente le scelte individuali, ma anche che ciò dipende dall’esposizione al “giudizio” sociale, da quanto è estesa l’opinione del gruppo e dalla presenza di una componente anche minoritaria di dissenso.

Il video dell’esperimento lo potete guardare qui. Sebbene l’esperimento sia stato criticato perché non sufficientemente rigoroso, esso è stato ripetuto numerose volte negli anni successivi con gli stessi esiti; il tasso medio di conformità di una persona media è almeno del 33%. L’esperimento divenne talmente famoso che qualcuno decise di trasformarlo anche in un simpatico scherzo televisivo.

Sebbene l’esperimento di Asch sia forse meno radicale dell’esperimento Milgram (per via delle implicazioni etiche di quest’ultimo) esso ebbe un impatto ancora più significativo nelle pratiche di manipolazione mentale. L’esperimento di Asch stabiliva un punto di riferimento alla conformità per pressione sociale; se una persona è disposta a conformarsi nel 30% dei casi ad un palese falso, ciò significa che tale pressione sociale esercita un peso ben maggiore di fronte ad un fatto non palesemente falso.

E significa anche, ragionando in termini di masse, che l’opinione pubblica tenderà ad accettare qualsiasi falsità che sia vestita con un pizzico di verità.

L’esperimento ebbe ovviamente grande impatto sulla fiorente industria pubblicitaria, ma non solo.

Negli anni ’50 furono varati programmi di manipolazione dell’informazione e della psiche dell’opinione pubblica con implicazioni perduranti, in particolare il programma MKULTRA e l’operazione MOCKINGBIRD, vere e proprie tecniche di guerra psicologica ai danni della popolazione sviluppate dalla CIA.

In tale contesto la CIA inventò negli anni 60 il termine “Conspiracy Theorist” (in italiano “Complottista”) per delegittimare moralmente chi si dissociasse dall’opinione dominante, proprio in virtù delle risultanze dei fiorenti studi di psicologia sociale ed in particolare della conformità per pressione sociale dimostrata dall’esperimento di Asch.

Un caro saluto.