Una storia vera, purtroppo. La lezione sulla nuova normalità ci viene dagli Stati Uniti, e paradossalmente dalla Florida, lo Stato che si è dimostrato meno liberticida durante questa follia chiamata Covid.
Chi abbia familiarità con l’inglese può guardare ed ascoltare il video qui sotto
oppure questo video, per sentire le vive parole del “giudice” e della madre.
Questa, in breve, la storia.
Melanie Joseph è in disputa con il padre del figlio di 14 anni per il diritto di visita parentale.
Si presenta presso la Corte presieduta dal giudice Dale Cohen (uomo della famiglia Bush, per inciso) per dibattere in udienza il suo caso.
Il “padre” usa l’arma Covid per restringere i diritti della madre; in particolare fa presente alla Corte che la madre è una “no-mask“.
Il “giudice” prende visione dei profili “social” della madre e delle foto della stessa senza bavaglio e decide di sospendere indefinitamente il diritto della madre di prendere con sè il figlio in quanto, letteralmente, a dire del giudice, lei è:
una di quelle persone anti mascherina, che potrebbe mettere a rischio la salute del figlio
e decide che la madre può venire a visitare il figlio solo se indossa una mascherina e sotto supervisione di un supervisore (a spese della madre) perché “non ci si può fidare di lei“. E nel fare ciò cita più volte, con sdegno (disturbing pictures), le foto in cui la madre appare senza mascherina.
Infine il “giudice” delibera che quando la pandemia sarà finita, e a condizione che si sia vaccinata, potrà essere preso in considerazione il diritto della madre di prendere con se il figlio nei giorni affido parentale.
Per inciso, il giudice è stato preso di mira anche da altre madri con situazioni simili, inclusa una giovane donna che si è visto sottratto il figlio di meno di 2 anni perché in spiaggia senza mascherina.
Ora si potrebbero spendere infinite parole sulla “statura morale” di un “padre” che arma la giustizia con la pistola “sanitaria” e su un “giudice” egomaniaco su cui è effettivamente ragionevole sollevare il sospetto di misoginia.
Il motivo vero dell’articolo è altrove; questo caso “giuridico” mette il luce come l’arma sanitaria può e sarà usata per sospendere, limitare o addirittura rimuovere il diritto parentale.
Nell’articolo sull’Identità Digitale di quasi un anno fa, che vi straconsiglio di leggere se non l’aveste fatto, delineavo come nel paradigma della “nuova normalità” lo Stato Etico-Sanitario si ponga anche tra genitori e figli.
E questo episodio giurisprudenziale appena descritto chiarisce come lo Stato possa frapporsi tra un genitore e il figlio, stabilendo che il diritto parentale è di rango inferiore rispetto alla relazione tra Stato e figlio. E lo Stato “legittima” il proprio arbitrio sulla base della profilazione di un genitore, ottenuta tramite informazioni private, in stile Gestapo o Stasi, a seconda dei vostri gusti.
Prima di congedarmi, voglio lasciarvi con uno stimolo intellettuale, voglio proiettarvi a qualche anno da oggi, diciamo una decina di anni.
Provate a pensare la vostra “normalità” in un futuro tutto sommato prossimo in cui la vostra condizione economica si sia fortemente ridotta e in cui lo Stato Paterno preveda un reddito base di sussistenza per tutti, ivi inclusi i vostri bambini. In questa “normalità” i bambini ricevono la paghetta sin dall’infanzia non dai genitori ma dallo Stato che determina anche i criteri di “tutela della salute” dei vostri pargoli. Uno Stato che con uno schiocco di dita possa sospendere o revocare la vostra “podestà” per reato d’opinione, certificato da migliaia di occhi che sorvegliano ciò che fate e che dite (Identità Digitale).
In che senso, in questo futuro, si può ancora parlare di genitori e di genitorialità?
E pensare che tutto è iniziato con una mascherina.
Un caro saluto.