Nelle recenti settimane appena trascorse ho ricevuto diversi richiami, anche da persone che hanno la sfortuna di conoscermi “in vivo”, che suonano più o meno come “ma che fine hai fatto?” Ed in effetti alla mia assenza dal mondo virtuale è corrisposta, in buona misura, anche un’estraniazione dal mondo reale. L’immagine di copertina non è scelta a caso.

Comunque, sinceramente, grazie per l’interessamento.

No, non sono stato rapito dagli alieni, sebbene di recente abbiano fatto comparsa, a volte camuffati da palloni aerostatici cinesi.

In tutta sincerità, non mi sarebbe dispiaciuta l’idea dell’incontro del terzo tipo. Avrei potuto raccontare agli alieni degli ultimi tre anni; del pangolino e del pipistrello, delle morti improvvise da nessuna correlazione e dei balletti tic-toc in corsia d’emergenza. E avrei potuto spiegare loro che per salvarsi da un’epidemia, tano più se intangibile, la ricetta prevede lo stare insieme, perché insieme ce la faremo, ma non a meno di un metro di distanza; per poi farsi iniettare nel corpo un siero eugenetico da uno dei ballerini da corsia, mentre un camice bianco che prende denaro dallo spacciatore del siero ci ripete che il liquido prodotto dal Pentagono è sicuro ed efficace. E avrei descritto loro, non senza difficoltà, delle file di adolescenti che esibiscono la maglietta “io credo a LASCIENZA“, rigorosamente arcobaleno, mentre braccia scoperte attendono il “salvifico” ago, nulla osta per la villeggiatura o viceversa per poter lavorare. E avrei chiarito loro che ciò era l’interpretazione umana vigente di scelta libera ed informata.

Ma lì le risate degli alieni lì si sarebbero interrotte, lasciando il posto a sguardi accigliati. E indicandomi in termini imperativi ed inequivocabili il portellone dell’astronave, mi avrebbero intimato di dire la verità!

Avrei quindi aperto il capitolo “resilienza” spiegando loro che durante una tragedia sanitaria bisogna guardare al futuro e salvare la Terra, mangiando scarafaggi e dando via automobile, casa e possibilmente anche i conti corrente. E quindi, all’inasprirsi degli sguardi, mi sarei giocato la carta dell’ inclusività, spiegando che tanto più difficile è la situazione economica di un Paese tanto più deve arricchirsi di disoccupati stranieri, e che il mantra dell’equità prevede l’asportazione dei genitali dei bambini per non disturbare energumeni adulti in calza a rete.

Ma lì il mio sguardo, a quel punto, avrebbe incrociato verosimilmente un acceleratore lineare di particelle, anche dicasi raggio della morte, puntato verso di me, mentre alle mie spalle il rumore inequivocabile degli ingranaggi del portellone avrebbe lasciato il posto al richiamo irresistibile del vuoto atmosferico.

Aggrappandomi energicamente alle paratie del portellone avrei osservato l’alieno indicarmi con fare inquisitorio quelle strane scie emesse dai nostri antiquati aeromobili e nella mia testa sarebbe risuonato (sebbene l’alieno non avrebbe potuto proferire parola non avendo la bocca) la frase “co’ sta roba in cielo non se vede più un cazzo“. Avrei quindi spiegato che le scie esistono a giorni alterni; non esistono quando lo dicono i complottisti ma al contempo esistono quando la TV dice che servono a combattere il riscaldamento globale della Terra e che…

Inesorabilmente, sarebbe sopraggiunta la pedata dell’alieno su una delle mani, interrompendomi e costringendomi ad un disperato appiglio alla paratia del portellone, sospeso nel vuoto, ed ad un’ancora più disperata finale declaratoria in cui avrei spiegato che anche davanti ai crimini più efferati, anche davanti al genocidio, anche davanti al male personificato, l’uomo deve affidarsi alla giustizia e mai e poi mai farsi vendetta.

Al ché, l’alieno avrebbe serrato il portellone, fuggendo via e lasciandomi precipitare nel vuoto, in un volo estatico, confortato da una solida convinzione: siamo noi gli esseri superioriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.

Un caro saluto.

Una risposta a "Sono ancora vivo…"

  1. Un ritorno in grande stile!! Spero ti sia di sollievo sapere che in molti fossimo “preoccupati” per te. Ben tornato reietto: avere sostenitori senza dover fare proseliti è la tua più grande vittoria!

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