Osservando i dati attuali sull’epidemia COVID19 in corso si ha l’apparente impressione di un virus altamente letale, e per alcuni questo significa altamente mortale. In realtà (senza volere minimizzare la gravità della situazione) c’è una differenza sostanziale tra mortalità e letalità di un virus, e tra letalità apparente e letalità reale del virus.

Innanzi tutto esiste una differenza sostanziale (non intuitiva) tra letalità e mortalità di un virus:

  • la mortalità indica il rapporto tra i decessi da virus e la popolazione potenzialmente interessata dal virus (che in questo caso possiamo assumere i 63 milioni di abitanti dell’Italia); in sostanza rappresenta la probabilità di una persona sana di morire a causa del virus quando esplode l’epidemia.
  • la letalità indica il rapporto tra i decessi da virus e la popolazione contagiata; rappresenta la probabilità di morire quando si è contagiati.

Questi due valori sono sostanzialmente differenti e la loro vera quantificazione ha senso solo a fine epidemia quando i dati si sono stabilizzati. Per questo motivo sia la letalità che la mortalità del virus COVID19 sono non noti ma soltanto stimabili.

Le strutture sanitarie impattano direttamente il tasso di letalità (e in misura minore la mortalità). Le misure di contenimento non incidono sul tasso di letalità ma hanno il ruolo primario nel contenere il tasso di mortalità.

Inoltre, è importante precisarlo, tali valori possono differire enormemente da Paese a Paese in relazione alle locali capacità sanitarie e di contenimento del contagio.

In merito alla letalità del contagio è importante capire una cosa; esiste una letalità apparente ed una letalità reale:

  • la letalità apparente è quella che si ottiene calcolando il rapporto tra i decessi e i contagi noti (quelli diagnosticati).
  • la letalità reale, è quella che si ottiene calcolando il rapporto tra i decessi e i contagi effettivi (quelli diagnosticati e quelli non noti perché non diagnosticati), cioè la vera e propria letalità.

Ad esempio oggi in Italia contiamo circa 15,100 casi diagnosticati di virus e 1016 decessi; il rapporto di tali valori ci fornisce una letalità apparente del 6,7%, valore molto elevato. Ma tale valore è molto superiore alla vera letalità (solo stimabile) e estremamente superiore alla mortalità.

Per capire ciò faccio riferimento al modello di epidemia di virus presentato nel precedente articolo (“RESTARE A CASA È L’UNICA SOLUZIONE AL COVID19; SPIEGHIAMO IL PERCHÉ”), e in particolare allo scenario 3 in cui si adottano misure di cura sanitaria, isolamento domiciliare e limitazione dei movimenti e comportamenti sociali del resto della popolazione (contenimento del contagio). Nel precedente articolo sono descritte le limitazioni d’uso di tale modello (che non descrive il presente COVID19 ma un virus generico, chiamato “STELLA”, in un contesto simile a quello attuale) e quindi non le ripeto qui.

[NOTA] L’asse orizzontale delle figure che seguono rappresenta il numero di settimane dall’esplosione del focolaio iniziale (settimana 0).

Diapositiva1

Come si osserva la letalità apparente del virus è sempre nettamente superiore a quella reale e tale scostamento è particolarmente evidente della fase iniziale. Ad esempio, nello scenario ipotizzato, dopo 2 settimane dalla scoperta del focolaio virale la letalità apparente è pari allo 0,8%, circa 5 volte superiore a quella reale (semplicemente perché molti dei contagiati non sono noti). Tale comportamento è descritto meglio dalla figura seguente che descrive l’evoluzione nel tempo del rapporto tra letalità apparente e quella reale:

Diapositiva2

La differenza, poi, tra letalità (reale) e mortalità è ancora più significativa. Qui sotto le curve di letalità e mortalità per l’ipotetico scenario delineato.

Diapositiva3

La letalità in questo caso alla fine si attesta attorno allo 0,39% mentre il tasso di mortalità converge verso il valore di 0,013% (poco più dell’1 per dieci mila). In sostanza ad epidemia finita, nello scenario ipotizzato, il tasso di letalità è circa 30 volte il tasso di mortalità. In parole povere a fine epidemia dell’ipotetico virus “STELLA” nello scenario ipotizzato, un individuo nel momento in cui è esplosa l’epidemia ha avuto 13 probabilità su 100,000 di morire, e lo sfortunato che ha contratto il virus ha avuto la probabilità di morire di circa il 4 per mille.

Spero di essere stato di utilità.

Un caro saluto,

2 risposte a "COVID19: Spieghiamo l’apparente alta letalità del virus in Italia"

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