Sorpresa, sorpresa! Le donne sono più “sinistrose” degli uomini. Non credo che la notizia abbia fatto prima pagina, eppure dovrebbe.
Ebbene sì, le donne hanno sorpassato gli uomini nella frequenza di incidenti stradali causati alla guida di automobili.
Vi ricordate quando le compagnie assicurative alzarono i premi maschili per la supposta maggiore “sinistrosità” del vil maschio? Nessuna sfilata delle sacerdotesse della “gender equality” allora, anzi. Semmai la sinistrosità maschile era motivo (ulteriore) di un malcelato senso di superiorità rosa; una retorica che tuttora perdura, per alimentare qua e là qualche ulteriore rivendicazione, di solito dal risvolto pecuniario.
Ed adesso, che facciamo? Alziamo i premi assicurativi alle donne? Per carità, non scherziamo.
Ma c’è ancora di più. La notizia vera è che le donne non sono più sinistrose degli uomini da oggi, ma bensì dal 2012.
Le solite note ora si consumeranno nello spiegare al mondo come il sistema automobilistico, espressione di una società androcentrica, maschilista e misogina, penalizzi lo stile di guida femminile, troppo oberato dal multitasking necessario ad assolvere le infinite mansioni per poter frenare in tempo.
Intanto notiamo che diviene molto più chiaro il perché del mancato ostracismo delle compagnie assicurative alla recente decisione della Comunità Europea di bandire la “discriminazione sessuale” vigente sul premio assicurativo ai danni degli uomini. E’ chiaro, o devo spiegarlo? Vabbè lo spiego. Se le compagnie assicurative avessero potuto continuare tale pratica, oggi dovrebbero fare sconti agli uomini (non alle donne) i quali rappresentano il 57% del totale del mercato.
Comunque sia, è un vero peccato che tal politica non sia più vigente. La gender equality automobilistica avrebbe riscosso il suo salatissimo prezzo ma le donne avrebbero comunque celebrato questa pietra miliare dell’uguaglianza, o no?
Io devo invece accontentarmi di poco, di una mera sogghignante soddisfazione morale.
Donna al volante, pericolo costante.