Ultimo articolo propedeutico alla trattazione delle CBDC (Central Bank Digital Currency) ossia le monete digitali. Capirete tra poco la relazione tra inflazione tra CBDC ed inflazione, ma qualcosa ho già introdotto nel precedente articolo, di cui vi sollecito la lettura (anche se non non è un prerequisito).

Magari penserete “ma perché un articolo sull’inflazione quando tutti sanno cos’è l’inflazione?”.

Il motivo è semplice. Non tutte le inflazioni sono uguali.

Pariamo dalle basi. Con inflazione si intende genericamente la perdita di capacità d’acquisto media del denaro, o meglio, la diminuzione della quantità di beni e servizi con cui è possibile scambiare il denaro. Ricordiamo che il denaro di per sé ha valore nullo e rappresenta solo un titolo giuridico (al portatore) che attesta la propria produttività pregressa. In sostanza il denaro è solo un intermediatore tra un bene/servizio ed un altro. Se il concetto non vi è chiaro leggetevi il precedente articolo.

Qua sotto è rappresentato l’ipotetico effetto sulla capacità d’acquisto (scambio) del denaro determinata da un’inflazione al 10% annuo. In blu il valore nominale del denaro (che rimane costante nel tempo e pari a 100) e in arancione il suo valore reale.

EFFETTO INFLAZIONE AL 10% ANNUO

Al primo anno il valore nominale (100) coincide con il valore reale di scambio (100). Dopo 10 anni il valore nominale 100 corrisponde ad un valore reale di scambio di 39. Ciò significa che se nel primo anno una cassa di mele costava 10 euro, con 100 euro potevo comprare 10 casse di mele; dopo 10 anni con i 100 euro potrò comprarne solo 4 (3,9 per la precisione).

Tale inflazione della capacità d’acquisto del denaro viene tipicamente qualificata come svalutazione del denaro (nell’esempio pari al 60% in 10 anni), e questo porta spesso a pensare che il denaro abbia un valore oggettivo che si sia perso nel tempo. In realtà il denaro ha solo un valore nominale che non si perde nel tempo. Quello che succede è che la vostra prestazione lavorativa (accreditata dai 100 euro dell’esempio) dopo 10 anni ha perso nel tempo il 60% del suo valore rispetto alla prestazione lavorativa necessaria a produrre una cassa di mele.

Questa precisazione è fondamentale, perché l’inflazione può avvenire per due ragioni completamente differenti, e con ben differente implicazione economica.

La domanda che dovreste porvi è la seguente: “perché i miei 100 euro dovrebbero perdere capacità d’acquisto nel tempo?

La prima causa d’inflazione è ovviamente la crescita dei costi vivi di produzione. Ad esempio, nel caso del cesto delle mele, i costi vivi di produzione potrebbero essere il costo dei materiali, dell’energia e dei mezzi per coltivare le mele. Questo anche a parità di “salario” delle persone impiegate nella coltivazione delle mele e relativo indotto.

La seconda causa d’inflazione è ovviamente la maggiore disponibilità di denaro (visto che se ne può produrre all’infinito) che tipicamente dovrebbe tradursi in incremento salariale. Questo anche a parità di costi vivi di produzione.

Nei casi reali, l’inflazione che si registra sul mercato è la combinazione delle due cose, che sono interdipendenti. Un aumento dei costi vivi di produzione tipicamente induce un aumento salariale, il quale implica l’emissione di denaro. Viceversa l’emissione di denaro veicolata (direttamente o indirettamente) tramite politiche salariali induce la crescita dei costi vivi di produzione (più si ha denaro più si è disposti a spenderne).

Ciò premesso, deve essere chiara una cosa. L’inflazione indotta dalla prima causa è ben più grave della seconda. Ad esempio quando negli anni ’70 la capacità produttiva dell’economia reale italiana era quasi ai suoi massimi, la “crisi energetica” portò all’impennamento del costo del petrolio, costo vivo della florida produzione industriale italiana. Ciò significava che a parità di denaro disponibile (in regime di riserve auree), una maggiore quota finiva per supportare i costi vivi, comprimendo la politica salariale; e viceversa, aumentando la quantità di denaro per supportare i salari, s’induceva anche la seconda causa d’inflazione ma con implicazioni ben diverse, perché se è vero che anch’essa contribuiva alla crescita dei costi dei beni (anche non strettamente correlati al petrolio) ed alla erosione dei risparmi è anche vero che era accompagnata da buste paga più pesanti, supportando l’economia reale.

Mentre la prima causa d’inflazione erode principalmente la capacità produttiva del sistema economico, la seconda erode fondamentalmente la capacità d’acquisto del risparmio e delle posizioni di rendita.

Nei giorni che viviamo, osserviamo un deliberato attentato da parte dell’Unione Europea all’economia reale, in particolare quella industriale ed energivora, che con la guerra per corrispondenza alla Russia ha determinato un’impennata dell’inflazione dovuta alla prima causa. Dai vostri portafogli, a parità di salario, e sempre più dai vostri conti correnti, esce denaro per supportare costi di produzione e distribuzione delle merci, senza contare i consumi energetici domestici. Questo significa erosione della quantità di denaro per l’economia reale, in particolare per l’investimento privato. La BCE, al contempo, “cerca di contenere” l’inflazione legata alla prima causa aumentando i tassi d’interesse (il famoso “costo del denaro”, dicasi usura monetaria) rendendo ancora più difficile l’accesso al credito da parte delle aziende che al contempo devono supportare costi energetici maggiori. Cos’è se non un deliberato intento di far fallire (e rilevare) le aziende, in particolare quelle medio-piccole?

Stanno deliberatamente aspirando denaro dal sistema economico. D’altronde vi basterebbe notare una cosa; il tasso d’interesse della BCE ha superato il 3,5% e di conseguenza il tasso d’interesse richiesto dalle banche ai privati; vi risulta che le banche vi stiano aumentando gli interessi attivi sui vostri conti corrente? Perché così dovrebbe essere, in teoria.

Ed il famoso denaro “stampato” dalla BCE non è altro che un giroconto in cui la liquidità esistente viene reimmessa in circolo. Se non è chiaro il concetto leggete il precedente articolo.

In sostanza la premiata ditta UE/BCE combatte l’inflazione che ha causato come si è “combattuto” il “virus”, facendo l’opposto di quello che dice di fare. Aumenta i costi alla produzione inducendo la peggiore forma d’inflazione e quindi la “contiene” formalmente riducendo la capacità di spesa privata. L’effetto combinato è aumento del costo e contenimento del prezzo o dei volumi, quindi compressione della redditività aziendale. Secondo voi come va a finire?

Arriveremo presto, verosimilmente questo autunno, all’epilogo di questa farsa. Le “crisi” bancarie di SVB, Credit Suisse e i fantasmi che aleggiano su Deutsche Bank sono i segnali del collasso globale che stanno inducendo.

Arriveranno salvifiche linee di credito in CBDC emesse dalle Banche Centrali degli usurai, e quando ciò avverrà nessuno si chiederà “ma perché non stampare il buon vecchio denaro invece di questa moneta digitale?”. Perché non si tratta di moneta.

Un caro saluto.