Jummai Nahce non ne è più tanto convinta.
La donna di origini nigeriane, che vedete ritratta nella foto accanto, è una ex lavoratrice di un ospedale statunitense (a Minneapolis nel Minnesota). Scrivo “ex” lavoratrice, perché ritengo poco probabile che possa tornare alle sue passate mansioni lavorative.
Il primo di Febbraio 2021 Jummai ha ricevuto la seconda dose del “trattamento” Pfizer-BioNTech; cinque giorni dopo, il 6 Febbraio, è stata portata d’urgenza dal marito in ospedale a causa di dolori al petto. I medici la sottopongono ad esami e non trovano nulla di strano.
La sottopongono a test PCR e risulta positiva. Il marito faceva notare che la donna non aveva esibito nessun sintomo “COVID” prima della seconda dose del “trattamento”, e lui stesso non risultava affetto da “COVID” e appariva negativo al test PCR (nonostante i due dormissero nello stesso letto).
La donna finisce con avere trombi arteriali, problemi respiratori, cardiomiopatia, anemia, ischemia, e sindrome da infiammazione multipla con dolori insopportabili; un quadro che comporta danni gravissimi a gambe e braccia. A Jummai vengono quindi amputate le due gambe, e presto le saranno amputate anche le mani.
Il marito di Jummai sta raccogliendo fondi online per pagare le spese mediche; hanno raccolto poco più di 120,000$ a fronte di un obiettivo di 500,000$. D’altronde le aziende farmaceutiche non pagano i danni da “trattamento”.
Ammesso che il danno sia riconosciuto, perché a dire la verità i medici, e il CDC (l’ISS statunitense), ce la stanno mettendo tutta per non nominare il trattamento come causa degli eventi, cercando di collegare la vicenda al SARS-COV-2.
Peccato però quello che è successo a Jummai sembra il quadro tipico di reazione autoimmune (Antibody Dependent Enhancement forse?) piuttosto che di trombo-embolia da virus respiratorio, voi che dite?
Non si diceva che il COVID era caratterizzato da “perdita del gusto” e quindi insufficienza respiratoria e in alcuni casi “annebbiamento”? E poi la donna aveva ricevuto la seconda dose di quel trattamento che dovrebbe quantomeno abbattere la sintomatologia COVID, o no? E come mai la poveretta non aveva nessun sintomo prima della seconda dose e dopo 5 giorni da questa finisce ricoverata d’urgenza? E come mai questo virus contagiosissimo ormai manifesto (sebbene con sintomi atipici) non contagia il marito che dorme nello stesso letto di Jummai?
Per Jummai non si manifesta il quadro clinico tipico del COVID; si parte con problemi cardiaci per poi arrivare a trombi diffusi; tutti tipici effetti collaterali, ormai ben noti, dei “trattamenti”. E guarda caso, questi sintomi si manifestano 5 giorni dopo la somministrazione del “trattamento”.
Il quadro clinico come pure le circostanze “indiziarie” individuerebbero un chiaro colpevole. Eppure gli eroi medici statunitensi cercano di far credere che “Cristo è morto di freddo“, Neanche di fronte ad una donna ridotta in condizioni pietose riescono a recuperare quel minimo di onore necessario per riconoscere l’ovvietà.
Non crediate che in Italia siamo messi meglio.
Se gli eroi medici nostrani hanno chiesto ed ottenuto lo scudo penale, ci sarà un motivo.
Un caro saluto.