Vi presento la traduzione in italiano delle rivelazioni rese ad una testata giornalistica libera del Regno Unito, lo UK COLUMN, da una infermiera specialista di vaccinazioni del sistema sanitario britannico (NHS).
Se conoscete l’inglese potete ascoltare la testimonianza da questo video pubblicato il 14 Aprile 2021. L’audio va dal minuto 1:02 al minuto 14:40.
Si tratta di messaggio vocale lasciato a Brian Gerrish uno dei giornalisti di UK Column.
Prima di lasciarvi alla lettura, vi preciso che nel messaggio si fa riferimento ad una certa Debbie che era entrata in contatto con lo UK Column qualche giorno prima, ma non è assolutamente necessario conoscere il contenuto di tale precedente per comprendere il messaggio vocale lasciato da questa infermiera.
Inoltre, l’infermiera utilizza il termine “jab” che è la parola usata nel Regno Unito per riferirsi al “vaccino” in forma dispregiativa.
Infine l’italiano non è proprio elegante perché è una traduzione quasi letterale di un messaggio vocale.
Buona lettura.
Caro Brian, come avrai capito dalla mia foto della tessera identificativa NHS, io lavoro nello NHS. Chiedo a te all’UK COLUMN di non rivelare la mia identità, il mio incarico e il gruppo di lavoro di cui faccio parte. Potete fare riferimento a me come Infermiera Senior ma non mi posso permettere che sia rivelato il mio gruppo di lavoro in quanto sarei immediatamente identificata e sono già stata soggetta alla minaccia di perdere il lavoro.
Riporto direttamente al responsabile del gruppo di lavoro e sono già sotto “osservazione”. Sono direttamente coinvolta nel programma di vaccinazione della mia area in qualità di Infermiera Senior ed in pratica mi occupo di scrivere le linee guida; fondamentalmente redigo i documenti di prescrizione che permettono al personale di somministrare i “jabs”. Non sono vaccini e per questo li chiamo vaccini ma “jabs”.
Nel mio settore mi sono occupata di redigere prescrizioni per anni, e lavoro in tandem con il team di salute pubblica, e sono esperta di vaccini e del loro utilizzo. Precedentemente ho lavorato anche come Infermiera di Ricerca e so come valutare protocolli e articoli medici.
Sto contattando te e l’UK Column in riferimento al video “Nurse without power part 2” ed in particolare in riferimento alla domanda che avete posto a Debbie. Avete chiesto a Debbie cosa stava succedendo nel settore del personale di cura coinvolto nel programma di vaccinazione e se fossero a conoscenza dei rischi associati ai “jabs”, se stessero portando avanti la vaccinazione incuranti degli effetti collaterali oppure non ne fossero semplicemente consapevoli per via della formazione cui sono soggetti al giorno d’oggi.
Tendo a concordare con la parte della risposta data da Debbie in cui afferma che “tutti quelli coinvolti nel programma dei “jabs” semplicemente eseguono gli ordini dei manager senza porsi nessuna domanda o quasi sui problemi associati ai jabs”.
Mi posi domande difficili sulla sicurezza dei “jabs” prima ancora che lo MHRA desse lo scorso anno l’Autorizzazione per Uso Emergenziale. Sapevo che sarei stata coinvolta nell’esecuzione del programma dei “jabs” nella struttura di coordinamento, e mi sono preparata sui protocolli del trial (test sul campo) e sui risultati delle relative analisi preliminari.
Mi sono accorta in anticipo delle falle progettuali del trial della Pfizer come pure di tutti gli altri “jabs”. Nulla o quasi nulla era disponibile in merito alla sicurezza per la salute. Era chiaro che le affermazioni delle società farmaceutiche relative alla sicurezza dei “jabs” erano semplicemente “licenze poetiche”, intese a ingannare coloro che fossero preoccupati.
Il mio lavoro negli ultimi anni è stato incentrato sui vaccini, e così ho messo in discussione la velocità con cui tali “jabs” sono stati resi disponibili e il fatto che nessuno considerasse i risultati dei numerosi test sugli animali condotti nei precedenti 18 anni per la SARS e la MERS.
Inizialmente mi sono rifiutata essere coinvolta e di dare luogo alla mia consueta attività di test (simulazione) di questi nuovi “jabs”, ma sono stata comunque rapidamente collocata nel Centro di Vaccinazione con lo scopo di somministrare questi “jabs”. Non volevo essere nella posizione di dover fare iniezioni a nessuno ma ho messo da parte le mie obbiezioni continuando però a rifiutarmi d’apporre il mio nome nella documentazione medica ed ad ogni occasione ho messo in discussione la necessità di questi “jabs” a persone con meno di 65 anni e ribadito il problema dei rischi clinici e la mancanza di dati sulla sicurezza.
Ho contestato il fatto che il gruppo di coordinamento aveva adottato la politica di non fornire il “bugiardino” (Patient Information Leaflet) alle persone soggette a somministrazione del “jab”. Il “bugiardino” deve essere reso disponibile in anticipo perché la persona possa leggerlo e poi prendere una decisione realmente informata e fornire il consenso per ricevere il “jab”. Ciò nonostante, divenne prassi non offrire a nessuno il bugiardino a meno che l’interessato non lo richiedesse. Ma la gente “passiva” non ha consapevolezza del ruolo del bugiardino e del fatto che deve essergli fornito e viceversa nel protocollo è prescritto che il personale medico deve rendere disponibile all’interessato il bugiardino come prerequisito per somministrare il “jab”.
In modo analogo ho messo in discussione il fatto che la documentazione utilizzata dal personale medico come checklist non prevedeva la verifica che l’interessato fosse venuto a conoscenza di far parte di un trial clinico.
Ed ad ogni occasione ho discusso la questione con i capi e con i miei colleghi con cui collaboro da oltre 10 anni. Come risultato della mia non conformità, sono stata etichettata come anti-vax e complottista, nonostante i miei due figli siano vaccinati e io stessa sia vaccinata contro l’epatite. Io non sono assolutamente anti-vax. Sono stata esclusa da alcune riunioni, pubblicamente ridicolizzata ed irrisa. E più recentemente mi è stato detto di “andarci con i piedi di piombo” perché alla fine di quest’anno sono previsti tagli e io potrei trovarmi nella quota di personale in eccesso.
Quindi Debbie ha ragione. Quelli che eseguono il programma ed effettuano le iniezioni stanno semplicemente eseguendo gli ordini che gli sono stati dati. E in larga parte lo stanno facendo in modo ingenuo credendo di potersi fidare della retorica dettata dai capi. In ogni caso c’è assoluta consapevolezza dei rischi e problemi implicati da questi “jabs” a livello dei capi superiori dello NHS. E questo non solo nel mio gruppo di coordinamento; ho parlato con miei colleghi di altri gruppi e anche loro riportano lo stesso problema.
L’ultima volta che ho incontrato il mio capo gli ho chiesto perché fossero lieti di far parte di quello che io considero un genocidio. La risposta fu agghiacciante e mi lasciò disgustata e disperata. La risposta fu che “noi tutti abbiamo un lavoro da svolgere e una parte da giocare, e dobbiamo solo sopportare, stare zitti e portare a casa il risultato”. E mi fu spiegato chiaramente che il governo stava influenzando pesantemente il coordinamento sanitario per assicurare non solo l’acquiescenza verso il programma dei “jabs” ma anche che il coordinamento sanitario raggiungesse gli obiettivi prefissati dal governo.
Brian, ho provato a raggruppare nella mia causa altri collegi. Ho avuto numerose conversazioni con colleghe infermiere con anni d’esperienza nello NHS che sono perfettamente consapevoli che le cose non sono giuste. Ma senza successo. Mi sono sentita dire spesso che è tutto inutile è che non serve niente parlare apertamente della cosa perché i capi semplicemente non ascolteranno. Poi ci sono quelli che sono consapevoli di cosa sta succedendo e semplicemente non possono sopportare il peso di esservi coinvolti, e in massa si danno malati per lungo tempo. Ci sono poi tante infermiere anziane che negli ultimi mesi hanno richiesto il pensionamento anticipato e tutte hanno fatto riferimento alla situazione “corona”, ai “jabs” e al disastro COVID come ragione per uscire fuori.
Brian tu l’hai menzionato nella conversazione con Debbie, ed io ho percepito la stessa sensazione anche altrove, che le persone dello NHS che sanno cosa sta succedendo e che non lo fanno sapere, sono complici in queste atrocità. Molti pretendono che le infermiere come me si facciano avanti e parlino in virtù di un dovere morale, e non hanno nessuna simpatia per noi se dovessimo trovarci davanti ad un tribunale sullo stile di Norimberga.
Ma ho un mutuo, due giovani figli e le bollette da pagare sulla mia schiena dopo che il mio partner ha perso il lavoro lo scorso anno. Non posso uscire allo scoperto. Se lo facessi quasi certamente non potrei lavorare mai più come infermiera. E con i problemi attuali del mercato del lavoro che possibilità avrei di trovare un altro lavoro? Figuriamoci uno che mi consenta mi sostenere le crescenti spese dei miei figli e garantire un tetto sulla nostra testa.
Odio il mio lavoro e mi vergogno di essere un’infermiera. Ed ogni giorno che lavoro per l’NHS mi sento sempre più disperata. Hai menzionato i medici generici (GP = General Practicioner) con Debbie, e voglio riferirti di una conversazione avuta proprio ieri con una dottoressa generica presso uno degli studi che somministrano il “jab”.
La dottoressa in questione, conoscendo la mia partecipazione diretta al gruppo di coordinamento del programma dei “jabs”, mi ha fatto domande sul prossimo vaccino Moderna che inizieremo a somministrare a partire da Aprile. Durante la conversazione ho appreso che la dottoressa generica ha preso il “jab” Pfizer. Le ho chiesto se era matta considerando che il “jab” contiene il PEG (poli-etilene-glicolo) anche conosciuto come “anticongelante”. La dottoressa non sapeva che il “jab” contenesse il PEG.
A dire il vero la dottoressa non conosceva nessuno degli eccipienti contenuti nel “jab”.
“Non ho mai letto il bugiardino o la completa documentazione di prescrizione”; le ho detto che se i medici generici dicessero questa cosa ai loro pazienti, non avrebbero mai ottenuto il consenso, dimostrando di non essere loro stessi consapevoli del contenuto del bugiardino.
Le ho poi chiesto se i suoi pazienti erano consapevoli di prendere parte ad un test clinico. A questo punto il volto della dottoressa si è scolorito e mi ha risposto che non lo sapevano. Loro (medici generici) semplicemente chiedevano ai pazienti se erano contenti di essere supervisionati per i due anni successivi alla somministrazione per scopi di ricerca. In tutta onestà, Brian, la dottoressa non sapeva neanche che i “jabs” non erano approvati ma che si trovavano ancora nello stadio 3 di trial clinico.
Tragicamente, la scarsa conoscenza riguardo ai “jabs” di questa dottoressa, non è rara.
Recentemente, ho avuto una conversazione con un consulente dello NHS che ha preso il “jab” di Pfizer. Persino loro non sapevano di far parte di un trial clinico e che il “jab” non era approvato.
Brian, se i consulenti dello NHS, i medici generici, le infermiere e i farmacisti all’interno dello NHS non sono consapevoli di questo, come diamine possiamo aspettarci che il pubblico lo sappia.
Infine, sono in disaccordo con Debbie su una cosa; quando dice che le dispiace per i suoi colleghi dello NHS che a dire suo sono stati costretti.
Non sono d’accordo. I colleghi dello NHS hanno dimenticato il loro obbligo di cura e infranto il codice di condotta di Ippocrate. Gli hanno lavato il cervello esattamente come la maggioranza della popolazione britannica. Attraverso la propaganda e la programmazione (mentale) predittiva.
Quando sono stata addestrata da infermiera davo per scontato che bisognasse dubitare di tutto, che non bisognasse accettare una cosa perché “si è sempre fatto così” o perché “vi diciamo noi di fare così”. Avevo imparato che noi siamo i difensori dei pazienti e che fosse il nostro compito difenderli a qualsiasi costo. E ho imparato a cercare le evidenze a supporto di qualsiasi terapia o medicina da somministrare a un paziente.
Quindi, sono complice anche io.
Nonostante sappia dei problemi di sicurezza e abbia cercato di convincere colleghi e capi, ho fallito. Non riesco a convincere un solo collega dello NHS, che sia un’infermiera, un medico o un farmacista, a stare al mio fianco e parlare allo scoperto. Sono andata dai sindacati per avere supporto, e prevedibilmente mi hanno risposto che il mio caso non aveva speranze e non avrebbe avuto senso seguirlo. Essendo una voce solitaria, non sarò ascoltata.
Ma sul mio lavoro, 23 anni da infermiera, non ho dubbi. Per adesso sono rassegnata a rimanere al mio posto, continuerò a sfidare chiunque in qualunque opportunità, e cercare di convincere qualcuno a stare al mio fianco.
Se mai dovesse venire il giorno in cui questo genocidio venga alla luce, e se dovessi trovarmi a testimoniare di fronte ad un tribunale contro persone che avevano il potere necessario a cambiare il corso delle cose, non esiterei a fornire le prove. E accetterei anche il mio destino, dovessi essere riconosciuta complice in questo orribile atto di annichilimento umano.
Io non temo quel giorno.
Brian. In effetti io prego perché venga.
Un caro saluto.