Klaus Schwab, presidente del World Economic Forum e vate del Grande Reset (The Great Reset) l’ha già anticipato la scorsa estate :
nel futuro prossimo potrebbe verificarsi un attacco informatico (Cyber Attack) al cui confronto i danni sociali ed economici portati dal COVID apparirebbero come un lieve incidente
Se lo dice lui c’è da credergli.
D’altronde dopo l’ipocondria generalizzata generata dal COVID, che ha trasformato buona parte della popolazione in sociopatici, cosa c’è di meglio di un po’ di sana fobia informatica motivata dalla possibilità di perdere l’accesso a servizi sociali essenziali in una società già altamente informatizzata e sempre più “smart”?
L’esternazione del Gran Maestro Klaus Schwab, più che presagio, sembra una sorta di profezia, anzi un’anticipazione di quanto deve avvenire.
Quando la fondazione Rockfeller elaborava nel 2010 il Piano Pandemico in cui descriveva per filo e per segno le iniziative autoritarie che 10 anni dopo i governi avrebbero intrapreso, non l’ha fatto sulla base di suggestioni comunicate da una semplice sfera di cristallo. In modo analogo dobbiamo presumere che anche Schwab sia ben informato e che non stia presagendo, quanto piuttosto preparandoci psicologicamente all’ineluttabile destino.
Vale la pena fare una breve, ma credo utile, digressione sul senso di queste “profezie”. Una persona qualche tempo fa mi chiese perché mai i “costruttori” del nostro futuro (e distruttori del nostro passato) pur tramando da decenni, lontano da sguardi indiscreti, facciano trapelare ogni tanto la loro presenza con messaggi profetici, anticipazioni che potrebbero apparentemente accendere i riflettori sulle loro oscure trame. In realtà il razionale di tali “profezie”, seppure non intuitivo, è semplice. I “costruttori” in effetti non corrono nessun rischio di essere scoperti, in quanto le “rivelazioni”, anche per via della loro natura megalomane, vengono inevitabilmente inquadrate come paranoie lunatiche prodotte da indefessi complottisti. Viceversa, allorquando le “profezie” si materializzino, esse determinano un efficace schermo psicologico che calmiera le masse, quest’ultime divise tra chi disconnette la profezia dal suo materializzarsi “in quanto nessun criminale rivela in anticipo i propri piani“, e chi invece si rassegna all’immanenza delle cose in quanto percepisce il “costruttore” come un sorta di divinità, tanto intoccabile da anticipare le proprie mosse.
Riornando alla “profezia” cibernetica di Schwab, il 13 Dicembre del 2020 si è verificato il più grave furto informatico della storia; numerosi dipartimenti di stato statunitensi sono stati “bucati” tramite la compromissione di un sistema gestionale fornito da Solarwinds. L’attacco è stato ovviamente ricondotto a fatidici hacker russi, neanche a dirlo. In tale attacco non sarebbero stati rubati solo dati sensibili ma anche il codice sorgente di diversi software, in particolare della Microsoft, azienda che non solo fornisce applicazioni e sistemi operativi per il mercato consumer ma anche appliczioni e sistemi (mission critical) per il mercato enterprise (aziendale) essenziali per l’operatività di moltissime aziende di diversi settori.
E’ importante fare una precisazione a cui dovete prestare attenzione. Non è importante che quanto sopra, l’attacco informatico Solrawinds, sia veramente avvenuto. In effetti di ciò non c’è nessuna prova. Quello che conta è che le fonti Statunitensi affermino che ciò sia avvenuto: un nemico russo è in possesso di dati e informazioni sulla cui base si potrebbero realizzare dissesti informatici su larga scala. In sostanza è già stata trovata l’arma del delitto e individuato l’ovvio responsabile, in attesa che il crimine tanto atteso si realizzi. Il movente? Non è necessario, nessuno si pone questa domanda e nessuno chiede le prove.
Abbiamo molti elementi per aspettarci che un’operazione di guerra informatica sotto falsa bandiera (False Flag Operation) sia alle porte. L’insediamento di Biden e dell’amministrazione più censoria e russofobica che si sia mai vista, rende tale possibilità estremamente credibile e non lontana nel tempo.
Pensate quanto potrebbe essere utile ai “costruttori” della nuova normalità un attacco informatico su grande scala che, per qualche ora o magari per qualche giorno, renda inutilizzabili funzioni primarie della nostra economia. POS bancomat e servizi bancari online inaccessibili; borsa azionaria chiusa; ospedali parzialmente non operativi; logistica e approvvigionamento merci in difficoltà; piattaforme online (per lo studio, per il telelavoro e per fini ludici) inaccessibili.
Ed un’unica piattaforma ancora perfettamente funzionante, la TV, con in onda un’unica trasmissione: “panico in diretta“.
E nel panico generale si farà quindi strada la solita ricostruzione:
hackers russi hanno effettuato un attacco informatico, facendosi scudo di reti private virtuali (VPN) e trasmissioni criptate
Quindi, l’ovvia soluzione; nuove sanzioni contro la Russia, nuove censure, restrizioni all’uso di VPN e l’oscuramento dei servizi di messaggistica e posta che fanno utilizzo di criptazione. E altrettanto ovvio il coro di risate con cui saranno accolti i “complottisti” che vanamente grideranno all’orchestrazione pianificata (ed annunciata) di un piano mirato a generare paura per legittimare censura ed ulteriore controllo della vita privata dei singoli cittadini.
Un caro saluto.