Una persona a me cara mi ha chiesto di fare il punto sulla situazione del contagio, perché sembra che i messaggi che arrivano dalle TV non siano chiari. Per chi capitasse per la prima volta su questo blog, io insegno Matematica. O meglio “insegnavo”, perché alle nuove condizioni mi rifiuto di mettere piede in aula.

Vi presento quindi dei dati relativi all’attuale situazione del contagio da SARS-COVID-2 (TASSO DI CONTAGIO) e l’effettiva pericolosità oggi misurabile di tale virus (PERICOLOSITA’ DEL VIRUS). Dopo le conclusioni vi lascio i riferimenti relativi alle fonti informative e ad alcune metodologie di valutazione statistica.

Per chi fosse troppo pigro o stanco per leggere l’articolo, la versione breve è che il virus ha una letalità reale e mortalità paragonabile a quella dell’influenza e che attualmente è positivo a tale virus circa l’1% della popolazione.

Chi volesse approfondire continui la lettura.


TASSO DI CONTAGIO

Sulla base dei dati ufficiali (reperibili qui) ho elaborato l’andamento delle ultime due settimane del tasso stimato di contagio della popolazione della Lombardia (in rosso), del Lazio (in verde) e quello aggregato dell’Italia (tratteggiato in nero). Nel caso le figure fossero poco leggibili zoomate la pagina.

Qua sotto l’andamento calcolato su base giornaliera.

Diapositiva1

Si dovrebbe capire che il tasso è in sostanziale decrescita, ma nel dubbio la figura che segue descrive tale andamento su base settimanale (dato statisticamente più significativo per ragioni che ho spiegato in precedenti articoli) in modo ancora più chiaro.

Diapositiva2

Come si vede il tasso di contagio della Lombardia è in rapida discesa da un circa 4% del 24 Maggio a circa il 3% del 7 Giugno. Simile il discorso per il Lazio che, al netto di un balzello negli ultimi giorni, è sceso dallo 0,7% a circa lo 0,5%. Il dato aggregato Italiano è sceso da circa l’1,5% a circa l’1%. In sostanza, assumendo che i test siano stati effettuati con rigore statistico, ad oggi la popolazione positiva al test è circa l’1%; il che significa che la percentuale di persone che oggi manifestano un apprezzabile potenzialità di trasmettere il contagio è stimata attorno allo 1% (ammesso che la positività sia indice di potenziale infettività). Il fatto che l’andamento sia in stabile discesa significa che il fattore di contagio (R) è significativamente minore di 1.

In sostanza, oggi, avete l’1% di probabilità di incontrare una persona in grado di trasmettervi il contagio, sempre che una volta che incontriate questa persona siate in sua prossimità per un tempo adeguato ad essere infettati. E sempre che ovviamente non siate stati già infettati in precedenza senza che ve ne siate accorti; perché in questo caso la probabilità d’infettarvi è praticamente zero.

Poi se volete portare la mascherina significa che ritenete di essere quel 1% della popolazione infetta; spero che sappiate che la mascherina limita la possibilità di trasmettere il contagio ma non vi tutela dal subire il contagio, vero che lo sapete?

Ma se avete ancora timore della “pericolosità” di questo virus, dovreste leggere la sezione seguente relativa ad alcune stime sulla “pericolosità” di questo virus; stime che sono in linea con quelle anticipate tempo fa da alcuni infettivologi che non sono mai comparsi sugli schermi delle vostre case (ma ormai persino la Corea del Nord ci da lezioni di libertà d’informazione). Se poi non avete tempo, saltate direttamente alla sezione relativa alle CONCLUSIONI.


PERICOLOSITA’ DEL VIRUS

Secondo gli ultimi dati disponibili la mortalità (CON COVID) del virus si attesterebbe allo  0,06% per l’intera Italia.

In sostanza sono morte (CON COVID) 6 persone ogni 10,000. Si dirà che tale numero è relativamente basso grazie al lockdown che ha ridotto la diffusione di un pericoloso virus. E’ senz’altro vero che il lockdown ha inciso sulla diffusione del virus, ma qual’è la pericolosità intrinseca del virus, cioè la sua vera letalità?

Il tasso di letalità apparente (MORTI CON COVID/POSITIVI ACCERTATI), cioè quello propagandato, è di circa il 14%. E’ un valore enorme. Ed è un valore manipolativo, nel senso che esso non rappresenta assolutamente la vera misura della letalità di un virus perché, anche ignorando per un attimo la modalità di contare i morti COVID, esso sottostima largamente i casi positivi totali. I casi accertati sono una piccola parte di quelli reali. Per avere la vera misura della pericolosità di un virus bisogna valutare la letalità reale e quindi stimare il numero di infetti COVID totale. Ed oggi è possibile stimarlo (in via approssimata) con la tecnica delle finestre di confidenza.

Allora quanto è pericoloso (letale) questo virus?

E’ circolata qualche tempo fa un’indicazione, da parte di alcuni epidemiologi, che il numero di infetti in Italia avesse raggiunto ad inizio Aprile il numero di circa 6 milioni quando il numero di casi accertati era di circa 100.000 ed il numero di morti (CON COVID) di circa 15.000; da questo potremmo avere una prima stima della letalità reale (sebbene viziata dalla conta dei morti) pari a circa lo 0,25%. Purtroppo questa stima si basa su una valutazione che non ha riscontro ufficiale. Quindi cerchiamo di trovare quantomeno l’ordine di grandezza della letalità reale del COVID con un altro procedimento, in cui si determina la finestra plausibile in cui tale valore cade, tra un estremo inferiore ed un estremo superiore. E poi confrontiamo tale finestra con i dati che vengono da altri Paesi.

Il numero di persone testate ad oggi corrisponde a circa il 4,4% della popolazione e di conseguenza le persone oggi infettate dal COVID a 23 volte (100/4,4) il numero di casi certificato. Inoltre, nella fase emergenziale (attorno al 20 Marzo) tale rapporto (CASI COVID/CASI ACCERTATI) è stimabile attorno a 46 (il numero di persone testate corrispondeva circa allo 0,21% della popolazione) con una letalità apparente di circa il 9%; ne consegue che se consideriamo i morti (CON COVID) la letalità reale può ragionevolmente essere collocata in una finestra che ha come estremo inferiore lo 0,02% (0.21%% x 9%) del 20 Marzo e lo 0,63% (4,4% x 14%) del 7 Giugno; lo 0,02% verosimilmente è calcolato in difetto perché i tamponi a campione non si facevano e di conseguenza il numero di casi reali era ben più di 46 volte quello certificato; d’altra parte lo 0,63% sicuramente stima in eccesso perché si riferisce al dato di oggi in cui il tasso di diffusione è dell’ordine dell’1% ben minore della percentuale di italiani che ha contratto il virus.

In ogni caso, sicuramente possiamo dire che la letalità reale cade in tale finestra, tra lo 0,02% e  lo 0,63%. Ciò ci dice che la letalità reale è almeno 1 ordine di grandezza, e forse 2 ordini di grandezza, inferiore al 14% che è stampato nelle menti di molti.

E ciò senza aver ancora considerato che “morti CON COVID” non è neanche parente prossimo di “morti DI COVID” (e le mancate autopsie e cremazioni precoci fanno pensare male sulla volontà di diagnosticare la vera causa di morte). In effetti l’Istituto Superiore della Sanità (ISS) ha certificato come morti DA COVID meno del 3% delle morti CON COVID, per cui è legittimo ritenere che la letalità (DA COVID) reale sia ben inferiore all’estremo superiore (0,63%) di tale finestra di letalità CON COVID.

Se assumessimo che le morti DA COVID fossero il 3% (estremo superiore della finestra di letalità CON COVID) arriveremmo ad una letalità (da COVID) dello 0,02%.

Ma so che molti tra voi non potranno mai accettare una tale ipotesi, così lontana da quanto vi hanno lasciato intendere.

Se consideriamo Paesi come gli USA, la Svezia, la Germania (simili a noi anche in senso geopolitico) abbiamo che stando ai dati del 7 Giugno i tassi di letalità reale registrati sono sicuramente minori dello 0,2%. In particolare < 0,14% per la Germania, < 0,2% per gli USA  e < 0,16% per la Svezia. Anche questi valori sovrastimano significativamente la letalità per via del fatto che si ottengono mettendo a denominatore i positivi attuali e non la conta di tutti coloro che hanno contratto l’infezione in questi mesi (dato purtroppo non noto). E sono valori di letalità basati sui morti CON COVID, quindi sovrastimati anch’essi. Possiamo quindi dire che, senza alcun dubbio, la letalità reale registrata in tali Paesi è certamente minore dello 0,1%

Eppure, se il virus è lo stesso la letalità deve essere simile, con piccole variazioni riconducibili a peculiarità sociali e demografiche del Paese considerato.

Arrivati a questo punto possiamo dire che la letalità legata alla morte DA COVID cadrebbe in una finestra tra lo 0,02% e lo 0,63% e la letalità CON COVID di Paesi a noi affini è minore dello 0,1%.

Raffiniamo ulteriormente la stima.

Proviamo quindi ad osservare Paesi meno allineati all’Italia. Se consideriamo l’Iran, il Brasile e l’India (si badi bene potrei citarne altri), essi hanno letalità reale nella finestra 0,01%-0,04%. Anche tale stima è valutata per eccesso per i discorsi fatti prima.

La domanda sorge spontanea; ma come può essere che la pericolosità dello stesso virus in questi Paesi sia notevolmente più bassa di quella registrata in Italia? Anche considerando le differenze demografiche non si può giustificare un tale scostamento, è ovvio.

In sintesi, nei Paesi sviluppati (ed allineati all’Italia) abbiamo una letalità (CON COVID) del virus minore  dello 0,1% ed nei Paesi non “amici” una letalità (nel caso peggiore) dello 0,04%. Sappiamo inoltre che se adottassimo le stime fatte dall’ISS sul rapporto MORTI DI COVID/MORTI CON COVID (< 3%) arriveremmo a stimare per l’Italia ad una letalità massima DA COVID attorno allo 0,02%; e guarda caso tale cadrebbe nella finestra di  letalità registrata in altri Paesi non allineati con l’Italia (tra lo 0,01% e lo 0,04%) e sarebbe coerente con il dato rilevato nei Paesi allineati (che è <0,2%).

Riuscite ad unire i puntini?

La realtà è che il COVID ha una letalità reale che oscilla tra lo 0.01% (estremo inferiore dei Paesi in via di sviluppo) e lo 0,2% (valore per eccesso dei Paesi affini all’Italia); ossia l’1 per mille, nel peggiore dei casi.

E i dati relativi alla mortalità danno ulteriore conforto a tale valutazione. I Paesi in via di sviluppo suddetti non hanno implementato nessun lockdown o al più hanno adottato misure restrittive minime, pur non registrano alcuna catastrofe in termini di mortalità; al contrario, essi registrano una mortalità con valori dell’ordine dello 0,01%, cioè un sesto della mortalità “misurata” in Italia (0,06%). E senza considerare l’India in cui abbiamo addirittura valori dell’ordine dello 0,001%. E la Svezia che non ha adottato alcun lockdown (e in cui il personale medico lavora senza mascherina) la mortalità oscilla tra lo 0,04% e lo 0,05%.

Ne discende che, senza applicare misure di contenimento (lockdown), la mortalità di tale virus è compresa tra lo 0,01% e lo 0,05%; cioè se lasciato diffondere liberamente, questo virus uccide da 1 a 5 persone ogni 10,000.


Conclusioni

L’epidemia Covid in Italia è pressoché estinta, con un tasso di positività di circa l’1% sul territorio nazionale. Se non vi hanno dato questa informazione chiedetevi perché. Questa domanda è già un punto di partenza.

La pericolosità di questo virus è paragonabile a quella di un’influenza, con una letalità reale stimabile tra lo 0,01% e lo 0,2% (sovrastima). Se continuano a dipingervi questo virus come la peste con stratagemmi mediatici e occultamenti, chiedetevi il perché.

Vivendo normalmente oggi avreste più probabilità di morire cadendo dalle scale che a causa di questo virus.

So che c’è reticenza ad accettare le analisi di “oscuri autori del web” anche laddove vengano forniti gli elementi di analisi; mentre c’è maggiore predisposizione ad accettare informazioni incomplete corredate da palesi menzogne quando esse arrivino da “autorità”.  E’ il potere del mainstream e della conformità sociale.

Il legittimo dubbio che rivolgete verso di me, rivolgetelo verso le autorità, perché io al contrario del governo non ho nessun interesse a mentirvi.

Se scegliete di chiudere deliberatamente gli occhi di fronte ai dati che vi presento e che potete verificare per poi accettare acriticamente le continue menzogne di un governo sanitario, perché non potete accettare la presunta dietrologia, oppure perché più semplicemente non potete accettare di essere stati ingannati per 3 mesi, non solo state discendendo deliberatamente nel baratro dei diritti sociali ma state condannando i vostri figli ad un futuro angosciante.

Un caro saluto.


FONTI INFORMATIVE E NOTE METODOLOGICHE

I dati relativi  ai contagi e morti CON COVID sono reperibili qui (i dati sono quelli dell’OMS).

I dati relativi ai  test di positività effettuati reperibili qui (aggiornati al 8 Giugno).

In tali fonti sopracitate sono reperite tutte le informazioni relative ai morti CON COVID, positivi al COVID e numero di test realizzati.

Solo per l’Italia è disponibile il numero di casi (persone) testati (per gli altri Paesi sono disponibili solo il numero di tamponi). Per ricavare il numero di persone (casi) testati per gli altri Paesi è stato utilizzato il rapporto Italiano:

  • Numero Tamponi/Numero Casi  = 1,8.

Tale assunzione è ragionevole ed eventuali scostamenti non comportano variazioni in termini di ordini di grandezza delle stime effettuate.

Su tale presupposto è stata poi calcolata la percentuale di persone testate sulla popolazione totale.

Tale valore percentuale è poi utilizzato per passare dalla letalità reale (basata sui casi COVID ACCERTATI) a quella reale (basta sul TOTALE CASI COVID STIMATI).

Una risposta a "COVID19: virus in scomparsa, pericolosità inesistente."

I commenti sono chiusi.