Trump riconosce Gerusalemme come capitale d’Israele. Oltraggio, delirio, incitazione alla violenza etnica, destabilizzazione delle relazioni Irsaelo-Palestinesi, eccetera, eccetera.
Atto inaudito, secondo molti. Eppure io ho un de ja vu.
Lungi da me difendere Trump, anche se devo riconoscere di essere in credito con lui, se non altro perché sto ancora festeggiando le lacrime da debacle della globalista femminista “made in Bielderberg”.
La notizia, però, non fa notizia a casa mia. Così si sono espressi i tre presidenti Statunitensi che hanno preceduto D. Trump, testuali parole:
Gerusalemme è ancora la capitale d’Israele e deve rimanere una città indivisa
Bill Clinton, nel 1992
Appena assumerò l’incarico di Presidente, inizierò la procedura per trasferire l’ambasciatore Statunitense nella città d’Israele in quanto capitale
Jeorge W. Bush, nel 2000
Gerusalemme sarà la capitale d’Israele, l’ho detto prima e lo ripeterò in futuro
B. Obama, nel 2008
Gerusalemme rimarrà la capitale d’Israele
B. Obama, (qualche tempo dopo) nel 2008
La vera capitale d’Israele non si è mai spostata, e mai si sposterà.
Un caro saluto.