L’ISTAT ha da poco rilasciato il proprio studio sull’impatto dell’epidemia COVID-19 sulla popolazione Italiana nel primo trimestre 2020. Il report è interessante, e valuta in particolare il numero di decessi di persone infette (cioè tutte le persone che sono morte e positive al virus) e l’incremento di decessi rispetto alla media degli ultimi 5 anni (“eccesso di mortalità rispetto alla norma”).

Lasciando da parte alcune mie perplessità sul metodo statistico adottato, il report testimonia come il numero di decessi “in eccesso” rispetto alla media, nelle zone interessate, sia significativamente maggiore rispetto ai decessi ospedalieri

ISTAT COVID

Dalla figura sopra (tratta dal documento ISTAT “IMPATTO DELL’EPIDEMIA COVID-19 SULLA MORTALITÀ TOTALE DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE PRIMO TRIMESTRE 2020” del 4 Maggio) per le regioni ad alto impatto COVID, si deduce che:

  • la discrepanza tra eccesso di mortalità rispetto alla norma e decessi COVID è tanto maggiore quanto maggiore è l’età della popolazione interessata.
  • l’eccesso di mortalità nella fase iniziale è estremamente basso; eppure  proprio nella fase iniziale, dove la diagnosi COVID non era sistematica, ci si dovrebbe aspettare il maggior rapporto tra eccesso di mortalità rispetto alla norma dovuti al COVID e i decessi COVID certificati.
  • l’eccesso di mortalità rispetto alla norma cresce coerentemente con lo sviluppo del contagio ma anche coerentemente con le misure di quarantena (partite l’8 Marzo); impossibile stabilire sulla base del grafico il nesso causale con l’una o l’altra o entrambe, ma possiamo notare che la quota di eccesso di mortalità rispetto alla norma rimane pressoché costante. Sono malati COVID che abbiano vista rifiutata l’assistenza ospedaliera oppure pur palesando sintomi virali abbiano evaso l’esame COVID pressoché obbligatorio? Non è verosimile. Molto più ragionevole assumere che trattasi di malati (affetti da COVID e non) che non hanno ricevuto la dovuta sorveglianza (familiare e specialistica) e quindi la cura.
  • nella coda finale (del grafico) pur in presenza di un sistema rodato ed essendosi liberati posti letto e unità intensive (ma in uno stato di lock-down aggravato), l’eccesso di mortalità rispetto alla norma si mantiene comunque alto, in particolare per le persone ultra ottantenni

Ciò non deve essere sfuggito alla stessa ISTAT che afferma:

L’analisi di tutte le cause di morte del 2020 consentirà di valutare quanto l’eccesso di mortalità osservata sia attribuibile anche ai decessi di persone non sottoposte al test ma certificate dai medici sulla base di una diagnosi clinica …, e quanto agli effetti indiretti su specifiche cause di morte, soprattutto quelli che sono riconducibili alle difficoltà del sistema ospedaliero nel lavorare in condizioni di forte stress ma anche al minor ricorso alle prestazioni del servizio sanitario da parte dei cittadini per timore del contagio.

Aggiungo io:

e quante di queste morti siano riconducibili all’abbandono e alla scarsa cura, alla mancanza di affetti, alla debilitazione psico-fisica determinata dal panico e da misure insensatamente restrittive determinatesi in virtù della Quarantena/Stato di Polizia

In conclusione è impossibile trarre conclusioni certe, ma la dinamica del grafico rende altamente verosimile che molte morti, sia per cause legate al COVID che non, siano riconducibili all’isolamento in cui, in particolare le persone più a rischio, si sono trovate.

Isolamento in larga parte determinato dalle parossistiche misure di distanziamento sociale e limitazione degli spostamenti che non solo hanno limitato la sorveglianza delle persone a rischio ma potrebbero determinato un deficit psico-fisico di quest’ultime.