I miracoli di questi “vaccini” non smettono mai di stupirci. E dall’India (così dicono) arriva la variante “Delta“, a strabiliarci con effetti stroboscopici. In ogni caso le lettere dell’alfabeto greco si esauriranno presto visto che nel Regno Unito hanno già individuato altre varianti e sono arrivati alla lettera Iota.

E di Regno Unito parliamo, perché lì si è raggiunto il traguardo di 80 milioni di dosi somministrate con il 60% delle persone completamente “vaccinate” e il 20% di persone con una sola dose. Rimane in libertà ancora circa un 20% di pericolosi NO-VAX.

Qui sotto il dato statistico dal sito gestito dall Jonhs Hopkins Univeristy, che riporta i casi giornalieri (rosso), le morti con covid giornaliere (bianco) e il numero complessivo di dosi somministrate (verde).

Ora, pur consapevole della poca attendibilità di dati costruiti sul test RT-PCR e sulla definizione di “morte con covid”, se volessimo concedere affidabilità a tali dati dovremmo concludere che la “vaccinazione” non stia dando proprio risultati straordinari; il numero di casi giornalieri è risalito ai livelli precedenti all’iter di vaccinazione, i livelli di inizio Gennaio 2021.


Ma è pur vero che il mondo è fatto di opinioni e vale la pena prendere in considerazione quella della categoria lavorativa che brilla per integrità, onestà intellettuale e professionalità: i giornalisti.

Il giornale “The Guardian”, testata molto popolare e molto arcobaleno, titola (vedi immagine sotto):

Ecco perché la maggior parte delle persone che adesso muoiono con il Covid in Inghilterra sono persone vaccinate.

Al titolo segue un sottotitolo che recita:

Non pensate che questo sia un brutto segno, è esattamente quanto atteso da un vaccino efficace ma imperfetto

Articolo di The Guardian

Lasciando da parte le considerazioni sarcastiche su tale articolo, possiamo dire che c’è almeno riconoscimento mainstream che la maggior parte dei morti con covid sono persone “vaccinate”.


Una finestra più scientifica su come stanno le cose ce lo da la rivista Public Health England, che rappresenta (vedi figura qui sotto) lo spaccato di nuovi casi e morti “con covid” legati alla variante Delta in Inghilterra (non tutto il Regno Unito), nel periodo che va dal 1 Febbraio 2021 al 21 Giugno 2021, ripartito tra coloro che hanno ricevuto il “vaccino” (1 o 2 dosi) e chi invece è alla macchia .

Casi e morti variante Delta – VAX vs NOVAX

Dalla tabella di cui sopra di ricavano i conti della tabella che segue che stima la letalità (apparente):

VARIANTE “DELTA”1 Dose2 DosiNO-VAX
Casi19,9577,23553,822
Decessi205044
Letalità Apparente
(Case Fatality Ratio)
0.1%0.69%0.08%

Considerate che la letalità calcolata in tabella è quella apparente (Case Fatality Ratio) e non quella reale (Infection Fatality Ratio); la letalità reale (IFR) potrebbe essere 1 o 2 ordini di grandezza inferiore a quella apparente (CFR). Fatta questa premessa, se assumiamo che il numero di cicli per il test PCR sia lo stesso, dovremmo concludere che:

  • le persone non vaccinate sono significativamente più esposte all’infezione da variante Delta rispetto a quelle “vaccinate”, considerando che nel periodo considerato la percentuale di persone non vaccinate risulta comparabile o inferiore a quella delle persone vaccinate, pur generando più casi
  • le persone con due dosi hanno una sostanziale maggiore probabilità di morte rispetto a quelle con una sola dose e ancor di più rispetto a quelle non vaccinate per infezione da variante Delta

C’è però da osservare che la grande maggioranza delle persone a rischio hanno ricevuto due dosi, e di conseguenza la maggiore probabilità di morte per variante Delta è facilmente riconducibile a questo aspetto.

Possiamo inoltre osservare che la letalità apparente (CFR) per variante Delta tra “vaccinati” e non vaccinati è sostanzialmente identica, e dell’ordine dello 0,1%. Considerando che la letalità reale (IFR) è tra 1 e 2 ordini di grandezza inferiore a quella apparente, possiamo sicuramente affermare che la letalità reale (IFR) della variante Delta (per la popolazione sotto i 50 anni) è da collocarsi in una forchetta tra lo 0,01% e lo 0,001%, coerente con i dati di letalità stimati dal CDC statunitense sugli altri ceppi del SARS-COV-2 (vedi articolo).


Riassumendo:

  • risulta acclarato che nel paese Europeo con maggior tasso di “vaccinazione” la maggior parte dei morti con Covid si riscontra proprio tra coloro sottoposti a trattamento.
  • c’è una evidente correlazione statistica tra il tasso di vaccinazione e la ricrescita della curva dei casi (prevalentemente dovuti alla variante Delta); considerando il fatto che la componente demografica non vaccinata risulta più sensibile alla infezione da variante, risulta fondato il timore che una vaccinazione di massa durante una epidemia possa selezionare varianti nuove diffuse proprio dalle persone “vaccinate”.
  • la letalità della variante è verosimilmente uguale a quella degli altri ceppi del SARS-COV-2

In conclusione risulta ribadito che il virus SARS-COV-2 ha una letalità per gli under 50 tra lo 0,01% e lo 0,001%, inclusa la variante Delta, e che quindi agitare lo spettro della variante è semplicemente insensato. Tale variante, come le altre, è riconducibile alla vaccinazione di massa e ciò ribadisce l’insensatezza di tale politica che rischia di prolungare l’epidemia scavalcando l’immunità naturale ed esponendo a rischio la componente demografica sensibile per la quale non c’è alcuna evidenza che la “vaccinazione” riduca il rischio di morte.

Chiariamo che la variante Delta denominata precedentemente Indiana non è arrivata dall’India (come qualcuno potrebbe pensare). La variante Delta è stata semplicemente selezionata per prima in India per via della scala della “vaccinazione” di massa lì effettuata.

Il rischio di selezioni di varianti che scavalcassero le immunità acquisite era una possibilità descritta da illustri virologi, epidemiologi e vaccinologi, e dallo stesso Montagnier, quindi parlare di semplice colpa mi sembra fuori luogo.

Un caro saluto.

qui tacet consentire videtur