Prendiamo atto che la Provincia di Novara, la Regione Piemonte, e il Comune di Arona sanno cos’è la violenza domestica.
La violenza domestica è la violenza di carattere sessuale, psicologico, fisico, economico, compiuta da un uomo su una donna.
Il messaggio dal manifesto prodotto (e che alleghiamo) è chiaro. Un uomo esercita violenza fisica su una donna; un uomo esercita violenza psicologica su una donna; un uomo esercita violenza economica su una donna; un uomo esercita violenza sessuale su una donna. La donna riceve servizi di consultorio da una donna, per uscire da tale situazione. I bambini che assistono alla violenza di un uomo su una donna sono a loro volta vittima di abuso psicologico. Il messaggio è chiaro e non equivocabile.
E tale quadro non dipinge “semplicemente” la violenza domestica contro le donne in relazioni eterosessuali, ma l’interezza della violenza domestica, ed in termini netti; la violenza domestica sulle donne è l’interezza della violenza domestica, una violenza che può avere ripercussioni sui bambini, una violenza compiuta esclusivamente da un uomo.
Desumiamo che la violenza compiuta da una donna su un uomo in relazioni eterosessuali non esista. E le relazioni omosessuali evidentemente non esistono oppure non contemplano violenza; né quella compiuta da uomo su uomo, e tantomeno quella compiuta da donne su donne. E la violenza attuata da adulti su bambini non rientra in tale definizione di violenza domestica.
Registriamo e prendiamo atto di ciò, come si dice, non si finisce mai d’imparare.
Gradiremmo però avere alcuni chiarimenti in merito alla modalità con cui si è pervenuti a tale sapere “scientifico”. Sapere così assoluto tale da portare a ricondurre un concetto generale, quale quello della violenza in ambito relazionale, ad un concetto chiuso, quale quello della violenza di un uomo su una donna.
E’ un chiarimento che, modestamente, riteniamo dovuto. In altri contesti ricondurre comportamenti violenti o criminali a specificità di carattere razziale, o etnico verrebbe tacciato di propaganda razzista. Ne consegue che la definizione che si desume dal manifesto da voi redatto, deve ricondursi ad un’oggettività scientifica non confutabile tale da non far ricadere la definizione di violenza domestica da voi data, ed esemplificata, nelle fattispecie previste dalla normativa di contrasto all’odio sulla base dell’identità di genere, di orientamento sessuale, o altri criteri di classificazione delle persone.
Nel caso si obiettasse che tale manifesto sia orientato alla sola popolazione femminile, e quindi il messaggio sia stato semplificato per ragioni di “pragmatismo”, gradiremmo avere evidenza documentale di similari iniziative e manifesti prodotti per il contrasto delle altre forme di violenza relazionale (o domestica) da noi elencate, patrocinati dal Comune di Arona, dalla Provincia di Novara e dalla Regione Piemonte. Avremmo altresì interesse ad avere nozione dell’esistenza di uno “Sportello Uomo”, e l’entità degli eventuali finanziamenti pubblici stanziati per tale strumento di utilità sociale.
In attesa di tale riscontro, riteniamo di produrre a vostro beneficio alcuni dati ed informazioni utili a costruire una comunicazione più informata ed in linea con i principi di non discriminazione.
E’ ben noto a tutta la comunità scientifica che la violenza domestica su adulti e bambini non è affatto una questione “di genere” come non è una questione “di razza” e tantomeno di orientamento sessuale. Pur essendo alcune specifiche forme di violenza più “caratterizzabili”, quasi nessuna forma è a senso unico. In particolare se è vero che le forme più estreme di violenza quali gli omicidi “relazionali” vedano ben più vittime donne che uomini (quest’ultima casistica stranamente trascurata dalle cronache), è vero pure che quando si allarghi lo spettro della violenza di relazione (o domestica) le cose sono ben diverse da come negli ultimi tempi si è lasciato intendere alla pubblica opinione.
A tal pro ci fa piacere documentarvi con alcune informazioni che avete piena libertà di verificare oppure confutare. Riportiamo alcune informazioni derivanti da una pubblicazione (PARTNER ABUSE STATE OF
KNOWLEDGE PROJECT, John Hamel, anno 2012) sullo studio della violenza domestica. Ferma restando l’opinabilità di qualsiasi studio, ci riferiamo a tale pubblicazione perché sintesi dei risultati del lavoro di oltre 2 anni di ricerca di 20 Università Statunitensi che hanno elaborato oltre 12,000 studi campione.
I dati sono in gran parte pubblicamente fruibili all’indirizzohttp://domesticviolenceresearch.org/.
Alcuni dati sintetici (su cui sostanzialmente converge se non quantitativamente almeno qualitativamente, tutta la ricerca scientifica):
- Circa il 24% delle persone subisce un’aggressione fisica almeno una volta nella vita (23% delle donne, 19% degli uomini)
- Circa il 25,3% delle persone hanno commesso violenza contro il partner; 28% di donne che commettono violenza contro il partner, 22% di violenza commessa da uomini contro la partner
- 80% delle persone commette forme di violenza psicologica (coercizione, intimidazioni, eccetera), con prevalenze statistiche pressoché identiche in uomini e donne, ma con leggera prevalenza di atti compiuti da donne
- I rapporti sessuali forzati sono prevalentemente subiti da donne (4,5% contro lo 0,2% degli uomini)
- Le donne sono più soggette a stalking (8% contro il 2% degli uomini) in particolare quando la persecuzione ha caratteristiche di fisicità, mentre le differenze divengono meno evidenti quando si contemplano i comportamenti “ossessivi” in senso più generale
- Il 58% della violenza tra partners è bidirezionale, il 42% monodirezionale e di questa il 14% compiuta da un uomo su una donna e il 28% da una donna su un uomo
- La violenza bidirezionale tra partners nella “popolazione” omosessuale è comparabile a quella della “popolazione” eterosessuale
Nessuno studio ha mai asserito che la violenza domestica o tra partners sia una questione di genere.
In merito poi alla definizione di violenza, riteniamo poi che sia opportuno far rientrare nelle definizioni di violenza alcuni eventi dalla connotazione criminale, che stranamente nel manifesto non compaiono, quali a pure titolo esemplificativo:
- Alienazione parentale
- Minaccia di sottrazione della prole
- False accuse di violenza domestica (che in alcuni casi, oltre all’estraniazione dalla vita genitoriale, portano anche alla carcerazione preventiva)
Questo documento sarà reso di pubblico dominio ai fini di una corretta informazione, tramite tutti i canali di comunicazione disponibili, al fine di rendere un servizio di informazione corretto sulla violenza domestica, intesto a non istigare l’odio di genere e a non creare miti basati su impostazioni ideologiche piuttosto che sulle evidenze scientifiche e esperienziali.
Si allega il manifesto da voi prodotto.
Convinti di aver reso un servizio di pubblica utilità, in attesa di una rettifica e di una replica che giustifichi e motivi tale iniziativa da voi intrapresa, vi porgiamo distinti saluti.